Frattura del femore, ottime performance nel 2014

Ottimi risultati confermati anche per il 2014 per il trattamento tempestivo

L'ospedale Santo Stefano (foto Attalmi)

L'ospedale Santo Stefano (foto Attalmi)

Prato, 24 giugno 2015 - Si confermano anche per il 2014 gli ottimi risultati ottenuti dall’Asl 4 per il percorso operativo dedicato alla gestione ottimale del paziente con frattura collo-femore da sottoporre ad intervento chirurgico entro le 48 ore dal trauma. Il percorso operativo sulla tempestività del trattamento chirurgico delle fratture collo-femore nel paziente anziano è attivo da luglio 2011.

Nel 2012 su 418 pazienti sottoposti ad intervento per frattura collo-femore, ben l’86,36% è stato operato entro le 48 ore. La restante percentuale del 13,64% è costituita da pazienti che presentavano patologie tali da non permettere l’intervento chirurgico immediato, ma che comunque trattati nei tempi appropriati. Nel 2013, nonostante le difficoltà di carattere organizzativo legate al trasferimento nella nuova struttura Ospedaliera e l’aumento del numero di pazienti operati, i dati hanno evidenziato il trend positivo a conferma dell’efficacia del modello organizzativo adottato. I risultati, infatti, sono sovrapponibili all’anno precedente. Su 437 pazienti, l’83,1% è stato trattato chirurgicamente entro le 48 ore. Nel 2014 su 464 pazienti, 399 corrispondenti all’86 % hanno effettuato l’intervento entro le 48 ore, mentre 65 pazienti, corrispondenti al 14% non sono stati sottoposti ad intervento per la presenza di altre patologie.

“Le criticità che si verificano nel trattare tempestivamente i pazienti con fratture dell’anca sono essenzialmente di due tipi: cliniche e organizzative. Dall’analisi della letteratura e dalle esperienze maturate le difficoltà cliniche risultano numericamente esigue, ristrette solo alle patologie acute o riacutizzate che determinino instabilità clinica e che in genere possono essere corrette da un trattamento intensivo, in genere di breve durata. - interviene Giovanni Benelli , direttore del dipartimento gestionale Chirurgico - Il trattamento non chirurgico dei pazienti determina un risultato estremamente peggiore, con una mortalità aumentata di circa 4 volte. È quindi sufficientemente evidente che l’intervento chirurgico esercita un’azione protettiva sulla sopravvivenza dei pazienti con frattura dell’anca , indipendentemente dalla stratificazione del rischio. Mentre risulta giustificato un dilazionamento del trattamento chirurgico urgente per ottimizzazione della condizione clinica del paziente, risulta assolutamente ingiustificato un ritardo per una non idonea previsione e soluzione organizzativa. Per questo sono state approntati tutte le soluzioni organizzative necessarie per permettere la riparazione delle fratture nei tempi dovuti, con la dovuta serenità per i pazienti e per gli operatori”.