Venerdì 19 Aprile 2024

Dal Treno della Memoria al Giorno della Memoria

Sei eventi in programma da domani al 6 febbraio: concerto, teatro e incontri per non dimenticare

La presentazione delle iniziativa del Giorno della memoria in Comune

La presentazione delle iniziativa del Giorno della memoria in Comune

Prato, 26 gennaio 2015 -  – Dal Treno della Memoria ad Auschwitz nel 70° della liberazione, al XV Giorno della Memoria che si celebra domani con un programma di sei eventi, a Prato e in provincia fino al 6 febbraio, promossi dal comune capoluogo con il Museo della Deportazione e della Resistenza, i comuni di Carmignano e Vaiano e la sezione locale dell’Aned (l’associazione dei deportati). Oggi la doppia presentazione: bilancio del viaggio e programma degli eventi che iniziano domani davanti alla Fortezza con la deposizione di una corona alla targa in ricordo dei deportati, quindi nella vicina frazione di Figline con l’apertura straordinaria del Museo della Deportazione, visita guidata gratuita nel pomeriggio e, in serata, la toccante messinscena di Diremare Teatro, La mia vita prigioniera, tratta dal memoriale di Elio Bartolozzi, deportato a Mauthausen per aver soccorso partigiani feriti.

Alla presentazione hanno partecipato il vice sindaco Simone Faggi, la presidente del Consiglio comunale Ilaria Santi, l’assessore alla Cultura Simone Mangani, la presidente della Fondazione Museo della Deportazione Aurora Castellani con la direttrice Camilla Brunelli, nonchè lo storico pratese Luca Bravi. Per Carmignano era presente l’assessore all'istruzione Sofia Toninelli, e per l’Associazione nazionale Partigiani Anpi Ennio Saccenti. «La scelta del Comune quest’anno è stata quella di realizzare le celebrazioni legate al Giorno della Memoria al Museo della Deportazione, un’eccellenza non solo del nostro territorio, ma di tutta la regione conosciuta a livello internazionale – ha detto la presidente Santi – Il programma di quest’edizione è particolarmente importante e per la prima volta in assoluto in un luogo della memoria i Sinti racconteranno la storia terribile della loro deportazione, un genocidio dimenticato su cui il Museo di Figline ha lavoraro fin dalla sua costituzione».

«Siamo stati i primi in Italia ad occuparci della deportazione di Rom e Sinti, proprio perché non vogliamo dimenticare nessuna persecuzione – è intervenuta la presidente del Museo Aurora Castellani – Quest’anno ricorre un anniversario molto importante, il 70° dell’apertura dei cancelli di Auscwitz, ma non solo in quest’occasione noi lavoriamo per la trasmissione della memoria, un lavoro quotidiano che portiamo avanti con le scuole e con un programma di visite guidate esaurito fino a maggio prossimo. Non è un’opera ripiegata sul passato, ma per guardare al futuro, perché i meccanismi che portarono all’ideazione e alla costruzione di Auscwitz non tornino». «Non dimenticare è un imperativo che si concretizza in questa giornata così importante in tanti appuntamenti che invitano ad una riflessione più ampia – ha aggiunto il vicesindaco Faggi, - non solo sulla Shoah, ma su tutte le persecuzioni e gli eccidi compiuti per motivi politici, religiosi o razziali». «Officina Giovani ospiterà l’ultimo incontro in calendario, con Vera Vigevani Jarach - ha concluso l’assessore alla Cultura Mangani - Siamo davvero soddisfatti della formula scelta quest’anno di un programma realizzato in rete che metta al centro il ruolo del Museo della Deportazione, che da 15 anni svolge un’opera di documentazione capillare ed importante per la storia non solo del nostro territorio, ma di tutta la regione».

Dal 2009 è il Museo della Deportazione a progettare e organizzare per la Regione Toscana il Treno della Memoria. E’ toccato dunque alla direttrice Brunelli e allo storico Bravi presentarne l’emozionante bilancio. Calarsi nell’inferno di Auschwitz-Birkenau è stata per tutti i partecipanti un’esperienza di profondo impatto emotivo e certamente indimenticabile, che ha coinvolto 750 persone da tutta la Toscana, tra cui 550 studenti e 76 insegnanti, molti giornalisti, decine di accompagnatori privati e istituzionali, in testa l’assessore regionale all’ambiente Maria Rita Bramerini promotrice della spedizione. La delegazione pratese era composta da sei insegnanti e 36 studenti delle maggiori scuole superiori, oltre ai responsabili del Museo della Deportazione. Poche parole sono bastate a sottolineare il valore storico e civile del viaggio, il dovere di ricordare e di farne partecipi le giovani generazioni. I commenti che molti studenti hanno affidato a stampa e tv anche dalla Polonia hanno del resto rivelato sensibilità sgomente per le dimensioni e l’orrore di una tragedia solo apparentemente lontana e irripetibile. In via eccezionale la direzione del campo ha concesso ai toscani di visitare il Memoriale italiano chiuso dal 2011. Come noto, sarà trasferito presto a Firenze. Simbolicamente, è stato detto sul treno, lo portiamo in Italia con noi.

Dopo Figline il Giorno della Memoria si trasferisce sabato 31 gennaio a Carmignano. Alle 16,30 incontro in Comune con Kitty Braun Falaschi protagonista di una vicenda esemplare. Fiumana, deportata a 9 anni a Ravensbrück e Bergen Belsen insieme alla famiglia, sopravvissuta e liberata nel ’45, quindi profuga a Firenze dopo il trattato di Parigi che nel ’47 consegnò l’Istria alla Jugoslavia. Martedì 3 febbraio, ore 21, il Ridotto del Politeama di Prato ospita il Concerto per il Giorno della Memoria (ingresso € 7). Il quintetto d’archi Alraune, dell’omonimo ensemble fondato da Stefano Zanobini e Mario Sollazzo, esegue musiche di Schulhoff, Ŝostakoviĉ e Zemlinsky, tre compositori d’inizio Novecento in contrasto culturale profondo col potere politico. Schulhoff, ebreo, morì in un lager nazista. La mattina seguente, 4 febbraio ore 9, i ragazzi della scuola media Bartolini di Vaiano fanno conoscenza con l’ingegnere genovese Gilberto Salmoni e con i suoi ricordi di sopravvissuto al lager di Buchenwald, il ‘bosco di faggi’ dove furono eliminate 60 mila persone. Deportato a 16 anni con tutta la famiglia, tornò solo col fratello.

I genitori e una sorella sono morti ad Auschwitz. Di nuovo al Museo della Deportazione il 5 febbraio, ore 21, per un incontro di particolare significato, voluto dal Comune di Prato e coordinato da Luca Bravi. Per la prima volta in un luogo della memoria i sinti (di Prato) parlano del Porrajmos, lo sterminio nazifascista della loro etnia e dei rom, le memorie familiari. Partecipano, tra gli altri, il vicesindaco Faggi, la presidente Santi e l’assessore Mangani. Infine, 6 febbraio ore 10, secondo appuntamento per le scuole all’Officina Giovani di Prato. Reduce dal Treno della Memoria, la milanese Vera Vigevani Jarach rievoca la sua doppia personale tragedia: nel 1938 la fuga in Argentina dopo l’emanazione delle leggi razziali; nel 1976 la scomparsa della figlia 18enne Franca, desaparecida a Buenos Aires e trucidata durante il golpe militare. Un storia ora tradotta in libro e in film in edicola fino a fine febbraio con il Corriere della Sera.