Prato, 20 ottobre 2011 - " Tutti vogliono dire la loro, ma sono soltanto fatti miei. Sono sordo come un panchetto, ma di testa ci sono". Tranquillo, lucido e pronto a uscire in cortile a fumare una sigaretta, Pietro Biagi risponde così alle facce perplesse riguardo al suo matrimonio. La questione è anagrafica: lo sposo è nato il 15 luglio del 1921. Novant’anni tondi tondi, portati fisicamente bene (tranne la sordità quasi totale).

Biagi è ospite di una residenza sanitaria assistita, la bella struttura di Santa Caterina nel centro storico di Prato, ma non è lì che ha incontrato la donna da impalmare. Non è una coetanea: lei si chiama Domenica Di Rocco e alla fine dell’anno raggiungerà i 52 anni. Trentotto anni e mezzo di differenza.


Le pubblicazioni di matrimonio sono affisse all’albo pretorio di Campi Bisenzio, dove la futura sposa (molisana di San Martino in Pensilis, provincia di Campobasso) ha residenza. Ma la data delle nozze non è ancora stata fissata. "Ne dobbiamo parlare", dice Biagi, un po’ risentito perché in questi casi ci sono sempre molti dubbi riguardo a un passo del genere: "Ma sono fatti miei — dice — se avessi rubato qualcosa qui dentro, potrebbero dire quello che vogliono. Ma fuori, sono affari che non li riguardano".

Non specifica con chi ce l’abbia, ma non si nega alla conversazione. Anzi, racconta delle sue origine di Fossato, nel comune di Cantagallo, zona (quasi) montana; del lavoro nella fabbrica di Silli, uno dei nomi storici del distretto industriale pratese; dei cari che ha perso in tutti questi anni, soprattutto la moglie Duilia. "Ma figli non ne ho avuti, non sono venuti — dice mentre allarga le braccia — e sono rimasto solo come un cane. Sto bene, ma mi fa male un rene, molto. Sono stato ricoverato anche a Roma...".

La solitudine lo ha spaventato, tanto da cercare un compromesso. Perché della sua futura moglie non parla come di un amore senile. Anzi, precisa che lui "non l’ha toccata nemmeno con un dito" e sorride quando dice che "sì... è brava, un po’ nervosa, magari. Ci conosciamo da qualche anno, sono stato anche a casa sua e lei mi ha accompagnato a Roma".


Ma non la vuole sposare per il suo bel carattere. «Se ho dieci lire da parte, le lascio volentieri a lei. Purché mi assista. Vorrei andare via da questa struttura, non che ci stia male, ma preferirei stare a casa. E io ne ho due: una a Fossato e una a Prato, nella zona cosiddetta del Pino. Quattro stanze nuove di pacca, ci si può specchiare. E allora, se lei mi assiste... E’ stata anche infermiera, sa?».


Biagi non abbandona nemmeno per un attimo la sigaretta che tiene in mano, poi saluta e se ne va in cortile per accenderla. Ma prima ci ripensa e torna indietro: «Vogliono tutti dire la loro... ma sono fatti miei», ribadisce per l’ennesima volta.


D’altra parte il matrimonio è civilmente un contratto, non c’è scritto da nessuna parte che ci si deve sposare per amore. Il codice civile elenca i casi in cui è vietato contrarre matrimonio e l’assenza d’amore non è fra questi. Anzi, al di là dei casi ovvi (chi è già sposato, legami di parentela, minore età...) resta solo l’interdizione per infermità di mente come ragione ostativa al matrimonio. Certo, se l’istanza di interdizione fosse stata promossa e non ancora valutata, occorrerebbe attendere la sentenza di un giudice prima di poter procedere. Ma, tornando al caso di Pietro e Domenica, per ora di sicuro ci sono le pubblicazioni affisse a Campi Bisenzio.


Di recente ci sono stati casi simili: due in Versilia, fra il 2010 e il 2011, uno a Massarosa e un altro a Lido di Camaiore. In tutti e due casi (a Massarosa lei aveva 87 anni e lui 49, al Lido lui a 96 anni ha sposato la badante di 31), tutti e due finiti con i fiori d’arancio.

Luca Boldrini