Violenze in serie su ragazzine. ‘Mi abbordò in strada con una scusa’

Il racconto durante l'incidente probatorio di una delle piccole vittime dell’artigiano finito in carcere

Il dirigente della squadra mobile, Francesco Nannucci foto Attalmi

Il dirigente della squadra mobile, Francesco Nannucci foto Attalmi

Prato, 6 dicembre 2016 -  "Mi ha abbordato in strada con la scusa di misurare qualcosa in alto e poi mi ha sollevato da dietro». Arriva la prima conferma in aula da una ragazza – oggi maggiorenne – che avrebbe subito le molestie da parte dell’operaio pratese di 42 anni in carcere dal giugno scorso con la pesante accusa di violenza sessuale nei confronti di minori.

Ieri si è svolta la prima udienza dell’incidente probatorio, di fronte al gip Francesco Pallini e al pm Egidio Celano, che servirà per ascoltare le dodici piccole vittime – all’epoca dei fatti avevano tra i 10 e i 14 anni – del presunto pedofilo, difeso dall’avvocato Lorenzo Baldassini. Durante l’udienza il giudice ha affidato l’incarico a due psicologhe, Giuditta Saba di Firenze e Alessandra Gambineri di Prato, per stabilire se le ragazzine sono capaci di rendere una testimonianza attendibile e, nel caso affermativo, in che modo dovranno essere ascoltate vista la loro giovane età. Il terreno sul quale si sono svolte le indagini – seguite dalla squadra mobile per bene quattro anni – è scivoloso per la delicatezza dei temi trattati e per l’età delle vittime. L’incidente probatorio con le dichiarazioni delle «eroine» (così definite per il loro coraggio dal capo della squadra mobile Francesco Nannucci), seppur giovanissime, diventa fondamentale nell’ottica di un possibile processo. Saranno undici le adolescenti esaminate dai due consulenti del giudice. La dodicesima ha reso ieri la sua deposizione in quanto maggiorenne e non più in fascia protetta. La ragazza ha confermato di essere stata adescata dall’uomo («vestito con una tuta da operaio») in strada, zona Ciliani, nel 2011 dopo l’uscita da scuola. Un «incontro» strano nel quale l’artigiano l’ha avvicinata con una scusa chiedendole di dover misurare qualcosa in alto. «Mi ha sollevato da dietro e mi ha toccato nelle parti intime», ha confermato la giovane. Un episodio che, però, non è mai stato denunciato fino all’arresto a giugno quando il capo della squadra mobile, Francesco Nannucci, lanciò un appello a farsi avanti.

L’INDAGATO, nei mesi scorsi, ha ammesso parte delle contestazioni. Interrogato dai magistrati, ha spiegato di aver avvicinato le vittime e di averle «solo prese in braccio» ma di non aver mai «abusato di loro». Secondo quanto ricostruito da una perizia affidata dalla difesa a uno psicologo, il quarantenne avrebbe tentato di rivivere un episodio che gli era accaduto in modo casuale. Un giorno, aveva bisogno di misurare qualcosa in alto e fu una ragazzina a suggerirgli di prenderla in collo per aiutarlo. L’operaio avrebbe così tentato di ripetere quella «sensazione» ai danni delle altre dodici adolescenti incontrate per caso. Episodi – ripetuti sempre con lo stesso modus operandi – di cui le piccole vittime non si sarebbero neppure accorte tanto che la maggior parte di loro, nel corso degli anni, non ha mai sporto denuncia, come sostiene il difensore.

Il giudice ha concesso tre mesi alle psicologhe per esaminare le ragazze. L’udienza riprenderà a marzo.