Vedova e cardiopatica messa alla porta

ll Comune: «Le abbiamo offerto un alloggio condiviso, ma finora la signora ha rifiutato l’ipotesi»

Sfratto (foto d'archivio)

Sfratto (foto d'archivio)

Prato, 6 settembre 2017 - Ieri mattina in via Garigliano l’ufficiale giudiziario ha disposto in via definitiva lo sfratto a Carmelina Macrì. La donna, 58 anni, da due anni e mezzo vedova, era ospitata in un appartamento gestito dall’associazione il Casolare, che fa capo alla Caritas. «Ho già parlato con l’asssessore Biancalani per cercare una soluzione», spiega Aldo Milone (Prato Libera & Sicura). «Una parte dell’affitto dell’immobile veniva pagato dal Comune, che poi ha interrotto il sostegno. Un anno fa è dunque partito lo sfratto. Ho chiesto che la signora non venga lasciata per strada. Mi è stato garantito che gli oggetti personali della Macrì possono restare nell’immobile per altri 15 giorni. Poi il Comune si impegnerà a trovarle una sistemazione dignitosa. Sono arrabbiato perchè questa signora non ha soldi, è cardiopatica e la dobbiamo aiutare in qualche modo. Se pensiamo all’episodio delle due sorelle Ahmetovic, nomadi, sale ancora di più la rabbia: a loro erano state assegnate case del Comune, solo ieri dopo quasi tre anni sono state sfrattate, perchè sono risultate coinvolte in un’inchiesta della Guardia di Finanza».

A spiegare la situazione è l’assessore alla Sanità Luigi Biancalani: «La signora macì è stata aiutata dal Comune di Prato in tutti i modi possibili, con oltre 15 mila euro in due anni. Il proprietario dell’immobile, che è un privato ed aveva affidato la casa all’associazione Il Casolare, ha richiesto lo sfratto 13 mesi fa. Stamani è stata cambiata la serratura, ma la Macrì può andare in qualsiasi momento a ritirare i suoi oggetti nell’immobile, basta un minimo preavviso. Noi, da tempo, le avevamo proposto di trasferirsi in una camera di un alloggio condiviso con altre persone, ma lei ha rifiutato, non essendo la soluzione di suo gradimento. Attualmente la signora sta lavorando come badante, quindi in realtà usufruiva di un immobile che non utilizzava neppure. Per ora non è fuori casa, abita nell’abitazione in cui presta servizio. Se poi non saprà dove andare, la aiuteremo a trovare una sistemazione».

Caterina Cappellini