Rifiuti speciali da Prato alla Cina: 98 indagati

Secondo l'accusa le aziende avrebbero omesso di allegare alla merce le certificazioni necessari

Carabinieri forestali

Carabinieri forestali

Prato, 26 aprile 2017 - Sono 98 le persone indagate, con una sessantina di aziende del distretto pratese (che si estende tra Prato e Montemurlo) coinvolte in un'indagine sul traffico internazionale di rifiuti speciali non pericolosi. Le accuse ipotizzate sono: associazione per delinquere di tipo "transnazionale" dedita alla commissione di più delitti di attività organizzate per il traffico illecito di ingenti quantitativi di rifiuti plastici.

Secondo l'accusa, gli "stracci" sarebbero stati esportati senza il rispetto delle normative che regolamentano il commercio dei rifiuti tessili. In sostanza, le aziende avrebbero omesso di allegare alla merce le certificazioni necessarie (ad esempio, quella sull’abbattimento delle cariche batteriche) in modo da semplificare la procedura e risparmiare sulle spedizioni.  Stessa cosa sarebbe avvenuta per alcune materie plastiche. 

L'affare consisterebbe in questo: prendere le materie plastiche che in Italia vanno smaltite e venderle in Cina con la classificazione di "Mps" (materia prima seconda, ovvero "non rifiuto"), così per l'italiano c'è il guadagno della vendita (e non l'onere dello smaltimento), per il cinese c'è l'acquisto della materia plastica che viene riutilizzata come nuova, ma pagata ovviamente molto meno di una materia prima. Spesso, poi, le materie plastiche in Cina vengono utilizzate per realizzare giocattoli che poi vengono esportati e venduti anche in Italia.