Bimba morta dopo il parto. Due dottoresse rinviate a giudizio

Archiviate le posizioni di altri sette medici

Ospedale

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Prato, 24 agosto 2017 - UN PARTO tragico finito con la morte della bambina subito dopo essere venuta alla luce. Un destino atroce per il quale i genitori, una coppia di pratesi (lui 45, lei 47 anni) chiede giustizia da due anni, da quando mamma e babbo hanno perso il loro «angelo» quella maledetta notte del 10 maggio 2015.

Adesso due dottoresse dell’ospedale Santo Stefano di Prato sono state rinviate a giudizio con l’accusa di omicidio colposo, mentre per gli altri sette indagati – tra medici, ostetriche e infermieri – il pm Laura Canovai ha chiesto l’archiviazione. Il gip ha rinviato l’udienza preliminare a settembre per la decisione sulla citazione dell’Asl come responsabile civile. La famiglia si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Gianluca Sansonetti.

La tragedia si è consumata all’ospedale Santo Stefano dove la donna si era recata nella notte del 10 maggio 2015 dopo aver avvertito i primi dolori del parto. La gravidanza – la prima per la donna che all’epoca aveva 45 anni – era stata tranquilla e nulla faceva presagire una fine così terribile.

Ma i problemi arrivarono durante il travaglio, durato 13 ore. Più volte – ha raccontato il padre che ha assistito al parto – venne usata la ventosa per aiutare la bimba a venire alla luce. Le cose si complicarono quando il tracciato cominciò a segnalare sofferenza nel feto.

E’ A QUEL punto che venne disposto il trasferimento in sala operatoria dove la donna fu sottoposta a un cesareo d’urgenza. Era già tardi: la piccola morì poco dopo nonostante i disperati tentativi dei medici di rianimarla. Fu il padre a sporgere denuncia ai carabinieri la mattina stessa del decesso: «Voglio capire che cosa è successo alla mia bimba, ha detto più volte tramite il suo avvocato.

La denuncia è arrivata subito in procura tanto che il pm Canovai dispose l’autopsia e il sequestro della cartella clinica e della placenta.

SECONDO i risultati dell’esame autoptico, la neonata è morta per «asfissia perinatale», un caso rarissimo (3-4 bimbi su mille nati vivi) che si verifica o durante o subito dopo il parto. Si tratta di una mancanza di ossigeno nel sangue del neonato che può portare alla compromissione degli organi interni e che, a volte, può dipendere dalla placenta.

Secondo la versione fornita dal padre, i medici avevano ritardato nel praticare il taglio cesareo aspettando fino all’ultimo, quando oramai il tracciato dava segnali di sofferenza della piccola. Non solo, l’uomo denunciò che nel tentativo di facilitare il parto fu fatto ricorso, svariate volte, alla ventosa.

Inizialmente furono indagate le due équipe mediche al completo che avevano assistito al travaglio e poi al parto e che si erano date il cambio nella notte. Ma la procura ha ristretto il campo alle sole due ginecologhe, la prima che seguì il travaglio, la seconda che praticò il cesareo. Durante il processo si chiarirà che cosa è accaduto davvero quella maledetta notte.

Laura Natoli