Oste, bimba esclusa dal catechismo. La mamma: "Mia figlia sarà isolata"

Lo sfogo: «Rifiutati perché veniamo da un’altra parrocchia»

Don Simone Amidei  guida la parrocchia di Oste

Don Simone Amidei guida la parrocchia di Oste

Prato, 11 ottobre 2017 - «Sua figlia non può frequentare il catechismo a Oste». Più o meno è stata questa la frase che i genitori si sono sentiti dire dal parroco della parrocchia di Santa Maria Madre della Chiesa di Oste, quando sono andati ad iscrivere la bambina al catechismo. Il motivo, a quanto racconta la mamma che ha affidato un lungo sfogo alla sua pagina Facebook, sarebbe riconducibile al fatto che la piccola lo scorso anno ha ricevuto la comunione in un’altra parrocchia. Un motivo che ai genitori è sembrato non abbastanza valido per «escludere» la figlia dal corso che si è appena aperto alal chiesa di piazza Amendola.

«Nostra figlia non è stata accettata al catechismo alla parrocchia di Oste solo perchè ha fatto la comunione in un’altra parrocchia. Oltre ad essere un evidente dispiacere per la bambina che così facendo resterà isolata dai suoi coetanei coi quali invece avrebbe potuto condividere questa esperienza, è una decisione che a nostro avviso va contro i principi di inclusione e collettività che invece il catechismo dovrebbe insegnare», si sfoga la mamma. A generare ancora più rabbia c’è il fatto che la bambina d’estate frequentata regolarmente l’oratorio organizzato proprio dalla parrocchia di Oste: «Mia famiglia prende questo cammino con molto impegno andando alla messa ogni domenica. Inoltre d’estate frequenta l’oratorio organizzato dalla parrocchia di Oste, proprio la stessa che ci ha rifiutato l’iscrizione». La mamma che si dice profondamente amareggiata e auspica al più presto un confronto con don Simone per arrivare ad un chiarimento.

La parrocchia di Oste è già balzata all’attenzione della cronaca per quanto riguarda il catechismo. Nel 2015 ci furono molte proteste da parte delle famiglie proprio per le regole infessibili applicate dalla parrocchia tanto che molte famiglie decisero di rivolgersi ad altre chiese. In particolare a creare malumore fu una sorta di ‘tesserino delle presenze’ ossia un cartellino firmato dal parroco a ogni incontro per certificare la presenza del bambino che doveva essere accompagnato, necessariamente, dal genitore. All’epoca fu difficile anche accettare la rigidità del parroco per i ragazzi che nel fine settimana, non riuscivano ad essere presenti alla messa per la quale non erano accolte le ‘assenze giustificate’.