Insulti omofobi, poi l’aggressione. ‘Quel gruppetto non mi fa vivere’

La denuncia di un negoziante: «Quando esco ho sempre paura»

Carlo Consoli, titolare della fioreria di via Zarini, mostra  il marciapiede sui cui transitano biciclette a tutta velocità Foto Attalmi

Carlo Consoli, titolare della fioreria di via Zarini, mostra il marciapiede sui cui transitano biciclette a tutta velocità Foto Attalmi

Prato, 15 settembre 2017 - «SONO stato aggredito, in questa città succedono cose inammissibili». A raccontare l’accaduto è Carlo Consoli, titolare del negozio Fioreria Consoli di via Zarini, ancora su di giri per la vicenda che l’ha visto, suo malgrado, sfortunato protagonista. Nel mirino finiscono così le brutte abitudini dei ciclisti - soprattutto stranieri - che sfrecciano sul marciapiede mettendo a repentaglio l’incolumità dei pedoni. «Troppo spesso gli extracomunitari utilizzano il marciapiede come pista ciclabile. I cinesi scorrazzano ad alta velocità con le biciclette munite di motore, truccate, e anche quando c’èrano le transenne per i lavori stradali sbattevano da una parte all’altra. Vanno in tre su una bici e nessuno li ferma. Come posso tenere un negozio aperto in queste condizioni?». Mercoledì, racconta Consoli, la situazione è infine degenerata in un’aggressione, durante la quale sono intervenute due volanti della Polizia: «Avevo in negozio una bambina di due anni, sono arrivati tre persone di colore e mi hanno aggredito, sia verbalmente con offese omofobe, che fisicamente, sbatacchiandomi gli occhiali in mezzo alla strada e ferendomi al braccio con un’unghiata. La Polizia è intervenuta per sedare la rissa, ma poi non hanno fatto nulla, non hanno preso nemmeno i nomi dei miei aggressori».

Consoli, con tono esasperato, aggiunge: «Per gli stranieri purtroppo è normale utilizzare il marcipede come pista ciclabile, perché nessuno li ha mai informati del contrario e non vengono mai elevate multe e contravvenzioni. Ormai mi hanno preso di mira e mi invitano spesso a rientrare in negozio perchè quella è la strada e loro possono fare quello che vogliono. Ho aperto questa attività a maggio, ma la zona non è vivibile, devo uscire dal negozio con la paura di essere investito da una bici ed è già accaduto tre volte». Consoli è arrabbiato con gli stranieri, ma un po’ anche con le forze dell’ordine: «Con che coraggio la polizia mi chiede di essere tollerante? Noi italiani siamo lo zimbello di tutti, lasciamo venire gli stranieri nel nostro Paese e non li educhiamo con quelle che sono le nostre leggi». Dopo le polemiche degli stranieri nel centro storico, dunque, le problematiche di convivenza fra italiani ed immigrati continuano anche al di fuori delle mura. I cittadini alzano la voce, denunciano e chiedono maggiori controlli e più sicurezza.

Caterina Cappellini