La statua di Hitler fuori dalla Biennale. 'Censurata la mia provocazione'

L'artista: "Ho speso 4mila euro per partecipare: questa è censura". La motivazione: può offendere

L’artista Emiliano Corrado con l’opera e la lettera con cui la Biennale ha escluso il suo lavoro

L’artista Emiliano Corrado con l’opera e la lettera con cui la Biennale ha escluso il suo lavoro

Prato, 17 ottobre 2017 - Il legno, la cartapesta, una mano bizzarra e ingegnosa e un guizzo provocatorio che è nient’altro che la quintessenza di certe forme d’arte. Non quelle plastiche e precise, per occhi levigati nel bello, ma quelle modellate per spedire un messaggio, condivisibile o meno. E quello ‘contenuto’ nell’opera di Emiliano Corrado, artista pratese trapiantato a Firenze, era indiscutibilmente forte. Uno schiaffo dato bene. Una creatura strana, metà Hitler e metà animale, con una svastica stampata sul petto nudo del dittatore nazista e quattro zampe colorate di blu e circondate di stelle gialle, simbolo dell’Unione Europea. L’opera non è stata ‘digerita’ dagli organizzatori della Biennale Fiorentina, appena conclusasi, che dopo averla ammessa a una prima selezione, hanno cambiato idea comunicando all’artista che, no, quel mini-Hitler di cartapesta non poteva essere esposto.

Il motivo ufficiale è contenuto in una mail. «Devo informarla – scrive la curatrice della rassegna a Corrado – che quest’opera viola il nostro regolamento perché può risultare offensiva per le confessioni giudaico-cristiane e per chi porta le ferite dei tragici eventi della seconda guerra mondiale». L’artista non l’ha presa bene. «L’opera non rappresenta certo nulla che abbia a che vedere con l’apologia del nazismo – spiega – è, al contrario, una provocazione».

«La scultura – spiega l’autore – rappresenta quest’Europa, che si crede santa e giusta, buona e solidale ma che non è altro che una dittatura, peggiore, di quelle che purtroppo abbiamo conosciuto». «Dittatura – prosegue – che si manifesta non solo in campo economico, ma anche sociale, alimentare e artistico. Non voglio entrare nei meriti o demeriti dell’opera e cioè se sia bella o brutta, tuttavia devo, dovrei poterla esporre per dire la famosa libertà d’espressione, che pare sia andata a farsi benedire». Corrado è un fiume in piena: «Mi sono tornate alla mente le mostre organizzate nel periodo del nazionalsocialismo piene di contadini e levatrici formose e la mostra dell”arte degenerata” dove furono esposte tutte le opere non in linea con il regime, per essere schernite e denigrate». Oltre alla beffa Corrado rietiene di aver anche subito un danno economico non da poco. «Per esporre tre tele e una scultura, compresa quella ‘incriminata’ ho sborsato, facendo molti sacrifici, 4mila euro a copertura dell’affitto del locale, la prestigiosa Fortezza da Basso. Questi soldi servivano per l’inserimento nel catalogo della mostra, per 500 cartoline con un’opera rappresentata, una breve biografia e la partecipazione ad una cena di gala.

«Poi però – conclude Corrado – a circa un mese dall’evento, dopo aver fatto vedere una foto della scultura che avrei dovuto esporre, per inserirla nel famoso catalogo, la curatrice della mostra mi ha inviato una mail, dove si diceva che l’opera non era conforme al tema della mostra, incentrato sul rapporto tra creatività e sostenibilità ambientale e sul rapporto fra culture diverse».