Fra studenti stranieri e multicultura. Il modello Prato esportato in Italia

Trentuno istituti nel progetto: nasce un libro su ragazzi e integrazione

Maria Grazia Ciambellotti, Simone Faggi,  Marco Paolicchi e Maurizio Gentile Foto Attalmi

Maria Grazia Ciambellotti, Simone Faggi, Marco Paolicchi e Maurizio Gentile Foto Attalmi

Prato, 6 dicembre 2016 - Il modello Prato, progetto di inclusione scolastica sperimentato in città, diventa un riferimento per tutta Italia. Prato è infatti la provincia italiana con il maggior numero di studenti stranieri (21,6%) e la trentennale esperienza fatta in classe con alunni provenienti da ogni parte del mondo, in grado di valorizzare le differenze e promuovere l’apprendimento cooperativo, è adesso considerato un vero e proprio caso di studio. Un’esperienza che è stata inserita nel libro «Intercultura e inclusione. Il cooperative learning nella classe plurilingue», curato da Maurizio Gentile, docente di Didattica generale all’Università di Verona, e Tiziana Chiappelli, ricercatrice di Pedagogia interculturale all’università di Firenze.

"Sono sempre di più gli studenti stranieri che frequentano le nostre scuole, nel corso degli anni abbiamo quindi messo in campo una serie di progetti volti a favorire l’inclusione e l’integrazione", spiega l’assessore alla Pubblica istruzione Mariagrazia Ciambellotti. «La formula vincente è coniugare la facilitazione linguistica con l’apprendimento dinamico, è fondamentale in questo valorizzare il pluralismo linguistico e culturale in classe». Nel libro è stata quindi inserita tutta l’esperienza pratese, il progetto è stato realizzato da aprile 2012 a febbraio 2013 e ha coinvolto 808 alunni di elementari e medie di 35 classi e 31 scuole differenti. Nello specifico sono stati effettuati dieci interventi di due ore ciascuno con alcuni test condotti su diverse discipline come italiano, storia, geografia, scienze e matematica. Nei due anni scolastici successivi gli educatori della cooperativa Pane&Rose e le scuole hanno messo a frutto i risultati principali del piano realizzando una serie di percorsi educativi.

«E’ nato così un modello che integra i principi e le tecniche del cooperative learning con la facilitazione linguistica», aggiunge Maurizio Gentile. «Quello che è emerso da questo studio è stata la necessità di una didattica interculturale e inclusiva a classe intera, non un rapporto uno ad uno tra docente e allievo». «Prato è un vero e proprio laboratorio multiculturale anche in ambito scolastico», conclude il vicesindaco Simone Faggi. «Questo progetto partito dalla nostra città vuole essere un punto di riferimento per la didattica italiana. Il modello di cooperative learning sviluppato a Prato valorizza quindi le differenze e vede in tutti i bambini delle risorse preziose».