Grassi, gli operai non si arrendono. "Questo concordato non ci tutela"

Sabato trenta ex lavoratori animeranno un sit-in davanti al tribunale

Un gruppo di lavoratori della ditta Grassi, assai critici contro il concordato che li riguarda

Un gruppo di lavoratori della ditta Grassi, assai critici contro il concordato che li riguarda

Prato, 14 dicembre 2017 - «Questo concordato presenta chiare irregolarità e chiediamo chiarezza. Ma soprattutto vogliamo le nostre spettanze». Circa 30 ex lavoratori della ditta Grassi di Prato non si arrendono di fronte all’esito dell’ultima offerta di acquisto per l’area Baciacavallo. L’asta messa in calendario era andata deserta e in estate era arrivata una proposta di acquisto per quell’area da 2,8 milioni di euro, a fronte dei sei milioni di partenza fissati come base d’asta. Con questi soldi, sempre che tutto vada in porto, ci sono da saldare i creditori privilegiati (ad esempio le banche che hanno ipoteche di primo grado, la Colacem...) e per gli ex dipendenti (compresi gli impiegati) pure questa volta non resterà nulla. Il debito verso gli ex dipendenti (fra stipendi non pagati e cassa edile) supera il milione di euro. Per tutti questi motivi, sabato mattina i lavoratori protesteranno davanti al Tribunale di Prato in piazza Falcone e Borsellino. In quell’occasione chiederanno di incontrare il presidente del tribunale, il giudice che ha omologato il concordato e il curatore.

In queste settimane si sono radunati più volte a Seano, hanno riletto le carte e si sono documentati. Un aspetto singolare di questa vicenda che si trascina da diversi anni è che gli ex dipendenti, pur essendo uniti, non hanno trovato avvocati del foro di Prato o di Firenze disponibili a prendere in carico questo pacchetto di vertenze. Perchè? E’ vero che si tratta di una vicenda molto complessa, forse destinata a durare anni, una storia che ha fatto anche ammalare qualche ex operaio. Ma loro non si lasciano intimidire: quei soldi sono frutto del duro lavoro di operai e conducenti di mezzi pesanti. Quindi intendono incassarli.

«La Grassi – spiegano – ha continuato a creare debiti quando non poteva farlo. In prima istanza abbiamo assistito ad uno spacchettamento dell’azienda, poi all’asta dei macchinari che sono stati venduti alle migliori condizioni. Sono stati consegnati i Cud regolarmente, con indicati i rimborsi spettanti ma non sono stati erogati. E’ stato saldato solo chi ha fatto una vertenza. L’area di Baciacavallo era stimata in sei milioni di euro ed è abbandonata. La Polistrade ha presentato un’offerta di 2,8 milioni di euro ma con pagamenti rateizzati in cinque anni: come sarà possibile ottenere i nostri soldi? Un’azienda in concordato dal 2011 non poteva andare in debito. E allora perchè si è consentito che la procedura andasse avanti?».