Detox e la guerra dei coloranti. 'Oltre il 70% dei prodotti usati è pericoloso'

Il consorzio Detox vuole crescere ancora

Prosegue il percorso Detox

Prosegue il percorso Detox

Prato 27 ottobre 2016 - Parte da Detox la «guerra» ai coloranti nocivi nei tessuti. Tessuti conformi alla legge, ma no al disciplinare di Greenpeace nato con lo scopo di rendere green la filiera e gli indumenti che indossiamo. Un percorso avviato lo scorso febbraio con lo scopo di eliminare 11 gruppi di agenti chimici ritenuti dannosi entro il 2020, che adesso si irrobustisce con la nascita del Consorzio italiano implementazione Detox che ha lo scopo di varcare i confini regionali per convincere altri distretti e quindi altre aziende - già ha fatto ingresso un’azienda di Padova - a sottoscrivere l’impegno di Greenpeace. Ossia un percorso basato sulla trasparenza e sul diritto a sapere del consumatore. In pratica con questo progetto le aziende che utilizzano prodotti chimici impiegati nella produzione tessile (il cui uso limitato è consentito dalla legge) li mettono al bando.

E parte da qui la ricerca portata avanti dal laboratorio di analisi BuzziLab, guidato da Giuseppe Bartolini e sostenuta dalle aziende pratesi in esame circa 1200 coloranti utilizzati comunemente nelle tintorie, da cui sono state estratte 228 materie coloranti diverse che rappresentano circa il 90% delle sostanze utilizzate a livello mondiale nelle filiere tessili. Lo studio si concentra su 4 dei 12 gruppi di sostanze tossiche bandite da Greenpeace: Ammine aromatiche, Alchifenoli Etossilati, Clorofenoli e Ftalati. I risultati dello studio evidenziano che il 70% delle materie coloranti esaminate risultano contaminate per presenza di sostanze chimiche pericolose, rilevate a concentrazioni superiori ai limiti previsti da Detox; mentre soltanto una percentuale irrisoria (0,8%), non risulterebbe conforme ai limiti auto-imposti dalle aziende e dai brand aderenti a Zdhc Foundation (Zero Discharge Hazardous Chemicals).

Detto in altre parole per Zdhc sono conformi 239 coloranti su 240, mentre per Detox nessuno. «Quando la nostra iniziativa per un tessile competitivo e sostenibile ha mosso i primi passi qui a Prato non avremmo mai immaginato di riuscire a coinvolgere un gruppo così significativo di aziende disposte a cambiare completamente il loro approccio alla produzione tessile», dice il presidente di Confindustria Toscana Nord Andrea Cavicchi.

«Oggi abbiamo scelto di portare questa sfida a livello nazionale consorziandoci perché crediamo che produrre un tessile di qualità che non sia una minaccia per l’ambiente sia un obiettivo da promuovere a livello nazionale». Non è utopia, ribadisce Cavicchi che crede e rilancia la sfida del distretto green, come opportunità di sviluppo e carta per fare business. «Ci sono coloranti che provocano alterazioni ormonali e femminilizzazione della fauna marina; altri che portano allergie - precisa Giuseppe Ungherese di Greenpeace - Il loro impiego nella produzione tessile nei limiti di legge, è consentito. Questa ricerca è una fotografia reale delle contaminazioni presenti nei coloranti, cambiare per avere delle produzioni pulite non più inquinanti per l’ambiente è possibile». I colossi della moda da Zara a H&M fino a Valentino e Miroglio, hanno già intrapreso la strada Detox. Obiettivo arrivare al 2020 con una produzione toxic-free.