Troppi lanifici con bassi fatturati. "Stiamo uccidendo le rifinizioni"

Matteini Bresci: a Biella fanno sistema, serve una holding della filiera

Materia, il Museo di arte, tintoria, energie rinnovabili e ambiente di Carmignanello

Materia, il Museo di arte, tintoria, energie rinnovabili e ambiente di Carmignanello

Prato, 30 settembre 2016 - «Quando finisce la nobilitazione, finisce il tessile a Prato». La chiacchierata con Riccardo Matteini Bresci a margine della presentazione del programma di iniziative di Materia, il Museo di arte, tintoria, energie rinnovabili e ambiente di Carmignanello, ruota tutta intorno a questo scenario che può sembrare apocalittico, ma che ha fondate radici nell’economia attuale del distretto pratese. Il Gruppo Colle, H2E e quindi anche e soprattutto Riccardo Matteini Bresci, hanno creato il museo, come si legge nelle sale espositive, per far capire che bisogna lasciare alle generazioni future un mondo vivibile, magari migliore di quello ereditato da genitori e nonni.

Ma se per ambiente e territorio le aziende si stanno attrezzando, non altrettanto sta succedendo per il lavoro: l’emorragia di aziende iniziata nel 2008 si è quasi fermata, ma le tracce sul campo di battaglia rimangono. «Abbiamo l’80% dei lanifici con un fatturato inferiore ai tre milioni di euro – spiega Matteini – e a questi livelli prima o poi si crea un collo di bottiglia in uno dei comparti della filiera, che sia la filatura, la tessitura o altro e alla fine uccidiamo le rifinizioni, perché ce ne sono troppe rispetto al volume degli ordini».

A Milano, all’inaugurazione di Filo, il presidente degli imprenditori di Biella Carlo Piacenza ha «chiamato alle armi» la filiera con l’ordine di fare sistema in vista delle date delle fiere sempre più anticipate: «E loro ce la fanno perché hanno una programmazione – commenta ancora l’imprenditore pratese – mentre qui barattiamo l’essere veloci col non essere più economici. Rincorriamo prezzi, clienti e ordinativi ma dovremmo fermarci a riflettere, cosa che nessuno nelle istituzioni e associazioni fa. Solo qualche imprenditore ci prova, ma bisogna iniziare a metterci insieme, a creare una holding della filiera che possa andare in giro per il mondo a proporre quello che Prato può e sa fare. Dobbiamo pensare non solo al bello, che ci può sì salvare, ma se insieme c’è la sostanza, i chili di materiale da tingere e i metri di stoffa da tessere. Ci stiamo unendo per il Detox di Greenpeace, cosa per la quale non siamo pronti. Impegno assolutamente condivisibile e importante ma non so se pagherà dal punto di vista degli ordini. Per ora costa ».

E se la domanda riguarda eventuali cambiamenti adesso che c’è Confindustria Toscana Nord la risposta è un argomentato no: «Il futuro presidente dovrà essere più politico che imprenditore, perché per girare per tre province ci vogliono tempo e pochi impegni in azienda. Non credo che troveranno una figura simile». Dopo la diagnosi sui mali del distretto è necessaria una cura: «Portiamo a Prato per un incontro con i nostri industriali i rappresentanti di industrie e marchi che hanno capito come funziona il mercato e impariamo da loro. Mi vengono in mente il Parmigiano Reggiano o Marzotto ma ce ne sono anche altri. Interroghiamoli e interroghiamoci, per capire se siamo attuali o no».