Boom di imprese straniere: una su tre non è italiana

A Prato il primato nazionale. Ecco tutti i dati

Prato operai del settore tessile (foto di repertorio)

Prato operai del settore tessile (foto di repertorio)

Prato, 15 febbraio 2018 - In Provincia di Prato quasi una impresa su tre è a conduzione straniera. A sancirlo sono gli ultimi dati diffusi da Unioncamere, che pongono Prato come la provincia regina per la concentrazione di imprenditoria non italiana. Stando alle ultime rilevazioni, in totale il 27,8% delle imprese presenti a Prato viene guidato da cittadini stranieri: a seguirci con oltre dieci punti percentuali di distanza sono Trieste (16%) e Firenze (15,8%).

La maggiore concentrazione è naturalmente quella di imprenditori cinesi, ma questo è un dato che ci differenzia dal resto d’Italia. In assoluto nello Stivale, infatti, troviamo 68.259 imprese individuali a conduzione di cittadini marocchini, che precedono i cinesi fermi a 52.075 ditte, terza la Romania con 49.317. Dal punto di vista geografico, la regione più attrattiva per l’insediamento di imprenditori stranieri è la Lombardia con 114mila ditte, seguita a lunga distanza dal Lazio (77 mila) e dalla Toscana (55 mila) cher chiude il podio. E qui Prato fa senza ombra di dubbio da provincia traino.

Quello sull’imprenditoria non è l’unico dato legato agli stranieri che ci pone sul tetto d’Italia. Guardando i dati aggiornati al 31 dicembre 2017 dell’Istat, emerge che a Prato l’incidenza dei non italiani sulla popolazione residente è del 19,76%. E in questo siamo primi in Italia, seguita da Milano col 18,75% er Brescia col 18,40%. La portata di questo dato ben si capisce analizzando la popolazione complessiva presente in città. A fronte di circa 192mila residenti, abbiamo in totale 36.400 stranieri. Attenzione, questo dato parla di persone regolari sul territorio e non tiene in alcun conto della mole di irregolari. Che secondo le stime della procura (riportate da Nicolosi nella relazione di apertura dell’anno giudiziario) si aggirano sulle alle 25mila unità, di cui solo 15mila appartenenti alla comunità orientale.