Con la Municipale durante il blitz nel capannone: ecco cosa abbiamo trovato / FOTO e VIDEO

Seicento chili di rifiuti tessili nel resede della ditta fra Prato e Montemurlo. Scattano multa e sequestri

Un momento del controllo nella ditta cinese (foto Attalmi)

Un momento del controllo nella ditta cinese (foto Attalmi)

Prato, 18 gennaio 2018 - "DakaiI mén". "Dakai mén" (aprite) ripete l’agente di polizia ambientale mentre bussa vigorosamente alla porta oscurata di un terratetto in via Traversa per Mazzone, al confine tra Prato e Montemurlo. Sono le 12,30 quando inizia il blitz della Polizia Municipale, uno dei tanti controlli incentrati sullo smaltimento dei rifiuti tessili.

Dopo l’appello del console cinese Wang Fuguo, arrivato appena cinque giorni fa e dopo i proclami dei maggiori esponenti della comunità sulla volontà di voler cambiare, siamo andati a vedere cosa accade quotidianamente all’interno delle confezioni gestite da orientali. Ieri abbiamo pubblicato i numeri dello smaltimento dei cascami tessili: il saldo tra imprese iscritte alla Camera di commercio (5.676) e quante hanno un contratto attivo con un’azienda autorizzata per lo smaltimento dei rifiuti tessili è tutt’altro che confortante. Meno della metà - circa 1600 aziende - risulta in regola (almeno sulla carta). Centinaia di confezioni invece continuano ad essere fantasmi per i canali legali e quindi ad alimentare il circuito nero dello smaltimento. La realtà purtroppo conferma i numeri.

Alla porta del terratetto apre un giovane cinese: piumino rosso, cintura griffata Gucci, capelli ingelatinati. Non capisce l’italiano, goffamente permette agli agenti di entrare nella confezione. Alle sue spalle, in fila indiana, sei cinesi (uomini e donne) chini sulle taglia e cuci. Non alzano nemmeno lo sguardo. La produzione deve andare avanti. Quello che accade poco più in là non li riguarda: si continua a cucire. Maglie da donna in blu, bianco, rosa antico e color fantasia. Centinaia di camicette sulle quali il collega seduto poco più indietro attacca le etichette con la scritta Made in Italy: una dopo l’altra. Senza interruzione. Una mini-catena di montaggio che prosegue mentre a pochi metri va in scena il blitz della Municipale.

"Serve il registro di carico e scarico dei rifiuti", chiede l’agente. Dopo una serie di malintesi il giovane cinese col piumino rosso porta un registro vidimato alla Camera di commercio il 4 aprile del 2017. Peccato che le pagine a seguire siano completamente bianche. Intonse. In nove mesi nessuno ha mai aperto quel registro che per la legge andrebbe compilato ogni dieci giorni: dovrebbe riportare la quantità di rifiuti prodotti e poi smaltiti. Invece niente di niente.

La Polizia Municipale attraverso l’interprete prova a spiegare il meccanismo dello smaltimento dei cascami. I cinesi ascoltano, si guardano intorno, sembrano disponibili. "Accade purtroppo che queste aziende si affidino a commercialisti e consulenti del lavoro che poi non le seguono e non spiegano loro come comportarsi", puntualizza l’ispettore.

Nel piccolo resede della confezione ci sono stoccati almeno 30 sacchi neri, più o meno 600 chili di rifiuti tessili. "Cerchiamo di tenere alta l’attenzione sullo smaltimento dei rifiuti con controlli mirati proprio perché è un settore delicato per la nostra città", prosegue. Ma anche il blitz di ieri mattina consolida purtroppo una triste realtà ben lontana dai proclami sul rispetto delle regole. Il registro di carico e scarico mai utilizzato dalla confezione di via Traversa per Mazzone conferma che l’azienda non ha seguito i canali legali per smaltire i rifiuti tessili. Per la legge scatta una sanzione da 2067 euro.

"Abbiamo chiesto alla Regione che è competente in materia di inasprire le sanzioni così come prevede la normativa. Per chi viene trovato inadempiente sui rifiuti scattano anche i sigilli e una multa da 100 euro per ogni macchinario sequestrato", spiega la Municipale. Mentre la collega riempie il verbale, l’agente conta le taglia e cuci: sono trenta quelle presenti nel capannoncino di Mazzone. Per tutte scattano i sigilli, ora la produzione deve fermarsi. In fila indiana i sei cinesi fino a pochi minuti prima intenti a lavorare, recuperano velocemente sigarette e cellulari, poi escono dalla ditta e in pochi minuti spariscono dalla vista. Ore 13,30 il blitz è terminato e un’altra confezione, per ora, è stata fermata. Domani si ricomincia.