Battaglia con la banca sugli interessi. Dal giudice sconto di 139mila euro

Sentenza. Una filatura si era opposta all'ingiunzione di pagamento

Soldi (Ansa)

Soldi (Ansa)

Prato, 23 agosto 2017 -  NON HANNO vinto la causa nel senso letterale del termine, ma è come se l’avessero fatto: da vedersi costrette a restituire alla banca 142mila euro di interessi a doverne dare ‘appena’ tremila. Uno «sconto» quasi del cento per cento.

A decidere le sorti delle titolari della ex filatura «Luna» di Prato (nel frattempo chiusa) è stato il giudice Raffaella Brogi che ha sì condannato le due amministratrici, ma con una riduzione del «danno» di ben 139mila euro, dando contro di fatto alle pretese dell’istituto di credito. La vicenda ha inizio nel 2013 quando la Cassa di Risparmio di Firenze, tramite la Italfondiario, la società che gestisce il recupero crediti di diverse banche, invia un’ingiunzione di pagamento di 142mila euro alla filatura «Luna», cliente della Carifi da moltissimi anni.

I crediti che l’istituto vanta derivano dagli interessi relativi a due conti correntI – uno ordinario e uno tecnico di anticipo sulle fatture – che il lanificio, tra il 2011 e il 2013, non avrebbe onorato. La filatura presenta causa rivolgendosi, tramite l’avvocato Gianluca Sansonetti, al tribunale di Prato accusando la banca di aver applicato nei conteggi tassi d’interessi ultralegali, usurari e anatocistici e di aver usato illegittimamente la commissione di massimo scoperto. Una causa andata avanti per anni che alla fine, pur non dando piena ragione alla filatura, ha di fatto azzerato i crediti con una condanna al pagamento di appena tremila euro contro i quasi 143mila richiesti. «Insieme a un ctu, sono stati ricalcolati e riconteggiati gli interessi e il saldo del conto corrente ordinario e dei conti tecnici di anticipi sulle fatture, facendo emergere che la banca addebitava i costi sugli anticipi fatture su entrambi i conti correnti», ha spiegato il legale. Operazioni illegittime, secondo la difesa, che facevano lievitare gli interessi su entrambi i conti fino a un conteggio astronomico di migliaia di euro. Le spese degli anticipi fatture venivano duplicati e gli interessi erano conteggiati, in maniera illegittima, su altri interessi: da qui l’accusa di anatocismo, oggi tema di strettissima attualità. La filatura ha chiesto, come sostenuto dalla ctu, anche un risarcimento danni di 50mila euro se si fosse applicata la commissione del massimo scoperto, sconfinando enll’usura. Secondo la difesa, la banca avrebbe applicato «illegittimamente la commissione e calcolato erroneamente gli interessi a carico del cliente - tesi non accolta dal giudice che ha citato due sentenze della Cassazione in cui - per casi analoghi - si dà ragione agli istituti di credito, non riconoscendo gli estremi dell’usura.