Anziano trovato morto in casa, parla la nipote

Più di altri era rimasta vicina a Tucci

Claudio Orlando, fermato ad Albano Laziale è accusato di avere ucciso lo zio

Claudio Orlando, fermato ad Albano Laziale è accusato di avere ucciso lo zio

Grosseto, 13 dicembre 2015 - L’AVEVANO avvertito di stare in guardia da quel nipote violento e allontanato dal resto della famiglia. Quel nipote con il quale in passato neanche lui, Antonio Tucci, aveva mai avuto contatti. Claudio Orlando, 45 anni, ritenuto l’assassino dell’anziano era riuscito a rintracciare lo zio Antonio, fratello di sua madre, facendosi dare il numero da una parente. Poi il contatto, alla fine di settembre, e la decisione di Tucci di accogliere quel ragazzo con alle spalle un passato molto violento, costellato di guai con la giustizia, fino al tentato omicidio dell’allora compagna. Quando era ancora molto giovane. Probabilmente è da lì che inizia la parabola verso l’inferno di Orlando. Quando lo zio che si era allontanato da tutti, addirittura dai suoi figli, lo ha accolto in quell’appartamento che era diventata una tana per l’anziano, chissà se già Orlando aveva in mente di approfittarsi di lui, oppure all’inizio aveva intenzione davvero di trovare un lavoro e «mettere la testa a posto». Una eventualità cui non credono molto i suoi parenti più stretti. In particolare una nipote di Tucci: l’unico familiare con il quale il settantenne, ormai fiaccato dalla malattia, solo, aveva mantenuto contatti periodici. Proprio lei lo aveva avvertito di non fidarsi: «Non ti fidare. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio», gli aveva detto. Era pericoloso quel quarantenne che venti anni prima aveva accoltellato la fidanzata. Ma lui, Antonio, aveva deciso di dargli un’altra possibilità, di accoglierlo. Forse anche per sentirsi meno solo.

AD OTTOBRE scorso, quindi, Orlando, senza una dimora fissa, benché abbia un figlio e una compagna, si è stabilito dallo zio. Con lui ha convissuto settimane, qualche volta è stato visto in paese. Pare che le sue intenzioni fossero quelle di cercare un lavoro sull’Amita. Anche se invece avrebbe campato solo con i soldi della pensione di Tucci. Dopo poco più di un mese una lite pesante, i cui motivi li sanno soltanto Tucci e il nipote, ha portato l’anziano a mandarlo via da quella casa. Aveva capito che la speranza di «redimere» quell’uomo così duro e difficile era fallita e che la nipote, quando lo aveva messo in guardia, aveva avuto ragione. Ma non se ne è sbarazzato. Non poteva però immaginare che sarebbe tornato, probabilmente a chiedergli altri soldi e che davanti a un rifiuto, lo avrebbe massacrato a bastonate. Lasciandolo cadavere nell’appartamento pieno di sangue dove Antonio si era trasferito da pochi mesi dopo avere abitato in altri appartamenti di Castel del Piano. Non è escluso che avesse una copia delle chiavi di casa il nipote.

VIENE infatti da pensare che lo zio, probabilmente, non gli avrebbe aperto la porta tanto facilmente se è vero che lo aveva cacciato di casa. Quindi Tucci potrebbe essere stato colto di sorpresa nel veder entrare in casa il nipote, tanto da avergli detto di andarsene immediatamente. Ma lui sapeva che lo zio aveva più soldi del solito. Il primo dicembre aveva riscosso pensione e tredicesima. Era quello l’obiettivo? Gli inquirenti ritengono che possa essere il movente dell’omicidio. Il caos, il furto di orologio e cellulare sono serviti soltanto a tentare di depistare le indagini, di far credere a una rapina finita nel sangue. Poi la fuga sperando che il cadavere venisse ritrovato il più tardi possibile, considerando che era domenica e che fino al giorno dopo, il lunedì, nessuno sarebbe andato a trovarlo. Ha calcolato male i conti, e soprattutto non ha considerato che qualcuno della famiglia era a conoscenza della lite.