Prato, 20 giugno 2014 - "Che il dono dell’Eucaristia ci aiuti a non essere sordi ai bisogni delle tante persone angustiate. Altrimenti sarebbe ancora la sindrome di Caino che ci porterebbe a dire di non essere noi i custodi dei nostri fratelli". È l’invito accorato che il vescovo Franco Agostinelli ha rivolto ai pratesi dal pulpito di Donatello. Ieri sera per le strade del centro storico si è svolta la tradizionale processione del Corpus Domini, secolare manifestazione di fede, che la Chiesa, in tutte le sue componenti, dai sacerdoti ai laici, compie ogni anno riunendosi attorno al Santissimo Sacramento. Circa ottocento le persone che hanno partecipato camminando da piazza del Collegio, con partenza dall’hospice "Fiore di primavera" fino a piazza Duomo, attraversando piazza delle Carceri e piazza del Comune. Presenti anche le istituzioni cittadine; sotto i rispettivi gonfaloni hanno sfilato il sindaco Matteo Biffoni, insieme ad alcuni rappresentanti della giunta e del consiglio comunale, e il presidente della Provincia Lamberto Gestri.

Recando in mano il Santissimo, monsignor Agostinelli è salito sul pergamo di Donatello per impartire la benedizione eucaristica, ma prima ha rivolto il suo saluto ai pratesi in piazza. Lavoro e famiglia, sono stati i due temi centrali nelle parole del Vescovo. "La famiglia in particolare – ha detto il presule - è il primo e principale presidio della vita, fonte di energie morali e di tenuta sociale ed economica. Essa è tra i luoghi verso cui Papa Francesco ci invita a concentrare la nostra attenzione e impegno". Mentre il bisogno di un lavoro, "e di dignità per tutti", ha sottolineato, si è trasformato in un invito che Agostinelli ha voluto rivolgere alle Istituzioni presenti: "Vogliamo farci voce presso di voi, in un momento che sappiamo essere estremamente impegnativo. Comprendiamo il vostro impegno, lo sforzo che fate per rispondere alle esigenze legittime e non più procrastinabili di tanta gente: vi preghiamo di non fermarvi, perché loro, i poveri, i bisognosi, vi guardano, vogliono avere ancora fiducia, ma la loro pazienza, anche se immensa, può aver raggiunto il limite di guardia".

Infine una riflessione sulle conseguenze, di tipo morale, che la forti difficoltà economiche stanno portando in città. «Anche nella nostra Prato – ha osservato il vescovo – con l’aumento della crisi, sembra aumentato lo sfruttamento della prostituzione, sia nelle strade e nelle piazze, che nelle abitazioni private. Donaci Signore – ha detto Agostinelli in forma di preghiera – la forza di diventare agenti di liberazione di tante profanazioni della dignità altissima delle donne e degli uomini, perché anche da questo si misura il grado della vera civiltà del nostro popolo".