Roma, 27 aprile 2014. «In questo momento se un agocadesse non raggiungerebbe il suolo». Con queste parole Stefano Ciabatti e la moglie Rosy Cozza commentano la condizione delle centinaia di migliaia di persone che nelle strade attorno a Città del Vaticano sono in attesa di trovare posto in piazza San Pietro dove stamani a partire dalle 9 si svolgerà la concelebrazione per la santificazione di Papa Giovanni XXIII e di papa Giovanni Paolo II.

Stefano e Rosy sono alcuni dei pratesi che a livello individuale hanno effettuato un viaggio a Roma in occasione della celebrazione di domani, per la quale si sono mobilitati pellegrini da tutto il mondo.

«Siamo in piedi e siamo certi che lo resteremo tutta la notte, in attesa che alle cinque venga aperta piazza San Pietro. Entrare comunque non sarà facile, visto che ci saranno i controlli col metal detector e l'afflusso sarà disciplinato» dice Stefano al telefono da via della Conciliazione dove lui e la moglie si apprestano a fare l'alba in piedi, circondati da migliaia di pellegrini.

«Speriamo di riuscire a raggiungere un punto se non direttamente in piazza, da cui almeno la piazza sia visibile», aggiunge Stefano. «Nel 2010 per la beatificazione di Wojtyla riuscimmo a arrivare addirittura oltre l'obelisco ma allora c'era meno folla. Stavolta con la santificazione di due papi si tratta di un evento storico e ci sono forse milioni di persone giunte da tutto il mondo».

«Qui attorno a noi è una babele di lingue. Persone che pregano in spagnolo, tedesco, francese. Abbiamo vicino gruppi di venezuelani. S'instaura subito un clima di grande familiarità».

Stefano e Rosy sono giunti a Roma in treno alle 19.10. «Poi in bus abbiamo raggiunto la zona di via della Conciliazione, scendendo alla fermata posta a 700-800 metri di distanza. Ora siamo all'altezza del semaforo. Sappiamo che la piazza è libera, è stata sgombrata nel pomeriggio. Il traffico è bloccato all'altezza di Castel Sant'Angelo, le strade limitrofe sono chiuse con transenne».

Una notte insonne, una grande fatica. «Siamo devoti a Giovanni Paolo II - aggiunge Rosy - abbiamo avuto la benedizione di incontarlo nel 2000 e fare questo per lui nel giorno in cui diventa santo è davvero il minimo».