Prato, 19 aprile 2014 - Cari amici di Prato,
auguro a tutti voi una buona santa Pasqua. Ne abbiamo bisogno, abbiamo bisogno di «vita nuova», credenti e non.

Il mio augurio, che vuol essere soprattutto un invito, è quello di vivere con piena consapevolezza e umana soddisfazione questo tempo straordinario che ci regala la liturgia. Questa festa contiene un messaggio valido per tutti, credenti e non credenti: Pasqua significa risorgere, fare uno scatto, percorrere un cammino di libertà. Abbiamo, anche a Prato, bisogno di tutto questo: risurrezione e rinnovamento, da un punto di vista umano, psicologico, morale, spirituale ed economico. Sappiamo bene che il nostro tempo ci sta facendo attraversare momenti difficili della nostra storia.

A gennaio ho iniziato la Visita pastorale, un adempimento che mi sta portando a incontrare moltissimi di voi nelle parrocchie, nelle associazioni, nei luoghi di lavoro e nei circoli. Non nascondo che non sono pochi coloro che esprimono preoccupazione, e qualcuno anche disperazione. Oggi, nel giorno della Santa Pasqua, vi dico: non facciamoci prendere dallo scoramento, dalla rassegnazione e dalla tentazione di fermarci.

Per far questo basta ricordare alcune caratteristiche proprie della vostra, nostra, storia, le stesse che mi avete presentato fin dal giorno del mio arrivo qui a Prato. In particolare parlo del «genio» che ha accompagnato la società pratese fin dagli inizi. Non credo che la nostra città, il nostro territorio, incontrino difficoltà che nel passato non si sono mai registrate. Chiedete ai nostri vecchi, loro vi parleranno di tempi di miseria e di fatica. E allora, per risollevarsi di nuovo occorre un riscatto di carattere morale. Perché se non c’è questo, se non si ritrovano i valori che fondano la vita presente e futura, viene meno anche la speranza. Si è legati solamente ad una immanenza che umilia e che non permette di guardare al futuro con ottimismo.

Ecco l’ottimismo, un sentimento spesso banalizzato, ma che invece è l’atteggiamento giusto che ci porta a guardare sempre il lato positivo delle cose. Sapete su cosa possiamo davvero fondare il nostro ottimismo? Su una certezza, quella di avere sempre Cristo al nostro fianco, che è risorto e che si è compromesso per l’uomo.

Nella Passione Gesù ci insegna l’ubbidienza alla volontà del Padre, ci rivela che una disponibilità piena vuol dire fiducia. La Pasqua ci dice che questo affidarsi è vincente e che il Signore vince la morte; non quella che ci strappa al vivere quotidiano, ma quella che siamo costretti a vivere giorno per giorno. Se uno ha fiducia può «buttarsi senza rete» e mettersi nelle mani del Padre, perché attraverso una strada impegnativa come quella della croce possiamo giungere al riscatto, alla redenzione finale che è la resurrezione del Signore.
Voglio terminare questa mia riflessione rivolgendomi ai giovani.

Lo scorso 26 dicembre, in occasione della festa del patrono Santo Stefano, ho istituito il «Consiglio dei dodici», composto da ragazze e ragazze che periodicamente mi aiutano a leggere la nostra realtà dal loro punto di vista. Nelle ultime settimane ho iniziato con loro un cammino di scambio e di riflessione per sapere quali sono i desideri, i sogni, le opportunità e le difficoltà che animano la loro vita. La loro, e la vostra opinione, cari ragazzi, mi interessa, è un aiuto che mi servirà per svolgere al meglio la mia missione di Vescovo in mezzo a voi.

Quando visito la vostra parrocchia, quando sono presente alla «preghiera giovani», o quando celebro una messa alla quale partecipate, fermatemi, chiamatemi. Io ho bisogno di voi perché per me, e per la Chiesa, rappresentate l’esemplificazione più autentica della Pasqua. Se è vero che essa è novità, voglia di riscatto, bisogno di libertà – quella autentica – chi meglio di voi può misurare la nostra capacità di parlare al mondo di oggi?
Vi saluto e vi benedico nel nome di Cristo risorto.

Franco Agostinelli
Vescovo di Prato