Prato, 18 aprile 2014 - Saranno tanti, tantissimi domani mattina alle 11, nella chiesa della Resurrezione, a dare l’ultimo saluto a Samuele Martini. Un malore l’ha portato via a 25 anni (ne avrebbe compiuti 26 a novembre) ieri notte nella sua abitazione di via Ferrucci, dove viveva insieme ai genitori e al fratello. Il babbo Massimo, che ha una stampa digitale a Prato, la mamma Monica, il fratello Giacomo, che lavora nella ristorazione a Capalle. I sanitari della Pubblica Assistenza L’Avvenire hanno tentato di salvarlo, ma il suo cuore aveva smesso di battere e per lui non c’è stato niente da fare.

Samuele aveva avuto dei problemi al cuore, ma nessuno si aspettava un epilogo del genere. Perché la sua vita trascorreva normale, non dava segni di problemi, aveva il certificato di idoneità sportiva che gli permetteva di giocare nel campionato di pallanuoto di serie C con la Ngm Firenze, si allenava con costanza e praticava sport fin da bambino. Dall’intervento di qualche anno fa a Ravenna era uscito bene. Nel fine settimana era sceso in vasca con i suoi compagni e aveva segnato due gol all’Azzurra Prato nel derby vinto dalla sua squadra.

"Sono felicissimo". Queste parole, che oggi scuotono l’animo, Samuele le aveva dette solo un paio di giorni fa alla mamma Monica. "Ed era vero — racconta lei — perché stava andando tutto benissimo. Lo studio, con la laurea in giurisprudenza presa appena due mesi fa con un bel voto, 108 su 110, lo sport, e la sua bravissima ragazza Erica, con la quale sta da due anni". Usa il presente, la mamma, nel parlare di Samuele. Il passato è un tempo verbale che ancora non è giusto assegnargli, perché la presenza di questo 25enne bello, prestante, con un sorriso che fa sentire meglio solo a guardarlo. Già, il sorriso: "Samuele è solare — dicono Monica e il marito Massimo — tutti dicono che il suo sorriso è contagioso". Di lui ricordano le sue grandi passioni: "Ha sempre studiato tanto, si è laureato dopo il diploma al liceo classico Cicognini, qui, a due passi da casa. Poi ha fatto il tirocinio in tribunale a Prato, con il giudice Caterina Condò, e da un giorno aveva cominciato quello nello studio legale Bardazzi, Bonanni e Mazzoni in via Simintendi". Poi c’era la pallanuoto: "Praticata sempre, fin da piccolo — spiega il babbo Massimo — Nella Futura, poi a Firenze. Era stato chiamato perfino in A2. E aveva allenato anche i bambini, che a loro volta lo adoravano".

In una giornata terribile, tocca a Giacomo, 28 anni, fratello maggiore di Samuele, essere una roccia per sostenere i genitori. Accoglie a casa i tanti che vogliono rendere omaggio al fratello al quale voleva così bene. Ma anche il suo cuore è spezzato. "Anche se Samuele era più piccolo, di fatto era lui il fratello maggiore. Mi riprendeva sempre e mi diceva di continuo “Ma che cavolo fai?”. Eravamo diversissimi, ma molto uniti. Samuele era un esempio per tutti, per i bambini e per gli adulti; una persona seria, leale". Perché Samuele "credeva sempre in quello che faceva, ci stava male se non era tutto perfetto". E tutti e tre, babbo, mamma e Giacomo, dicono insieme una frase che Samuele ripeteva spesso: "Le cose o si fanno bene o non si fanno". Quello che ha fatto nella sua vita breve, troppo breve, lo ha fatto benissimo. Ora lascia dietro di sé il ricordo di un ragazzo eccezionale e questo sentimento niente e nessuno potrà portarlo via a chi gli ha voluto bene.
Luca Boldrini