Prato, 25 ottobre 2013 - “A Prato oltre 7000 studenti, uno studente su cinque, è straniero ed è la prima provincia in Italia, con il 18%, per tasso d’incidenza di studenti stranieri sul totale degli iscritti. Ho visto che l’integrazione è possibile e quando c’è,  porta ricchezza. E’ possibile se vi è una vera cooperazione tra tutti i soggetti interessati e se al centro del processo c’è lo studente e la sua crescita”.

Lo ha dichiarato Gabriele Toccafondi Sottosegretario di Stato del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, che oggi ha visitato alcuni istituti della città di Prato, insieme al Vice presidente e assessore regionale Stella Targetti, l’Assessore provinciale Ambra Giorgi, l’Assessore Comunale Rita Pieri e Giorgio Silli Assessore comunale alle Politiche d’Integrazione.


Questi i numeri delle scuole visitate: all'Istituto Comprensivo "Marco Polo" su 850 allievi il 70% e' straniero, sui 1200 iscritti nell'istituto comprensivo "Mascagni" 490 sono di origine non italiana, che alla "Don Milani" invece sono 360 su 1200, per l'Istituto Tecnico Dagomari invece su 910 iscritti 476 sono stranieri il 52,3%.


''Nella mia visita, in alcune scuole della città, ho voluto conoscere e toccare con mano come viene affrontato il tema dell’integrazione. Le criticità e le difficolta ci sono - ha premesso Toccafondi -. Alcuni classi, sopratutto prime delle superiori, sono formate completamente da studenti cinesi che non conoscono l'italiano, perché da poco arrivati in Italia, i cosiddetti NAIq molti dei quali sono solo iscritti ma non si presentano quotidianamente. Inoltre, ci sono pochi mediatori culturali, pochi laboratori linguistici e in alcuni casi strutture non adeguate. Ma quando studenti, docenti ed enti locali collaborano si può avere una reale integrazione interculturale, attraverso la quale si accoglie, si integra e si dà un successo scolastico ai ragazzi. Sono nati infatti  protocolli d’intesa tra i soggetti coinvolti, nascono rapporti proficui con le comunità locali straniere per aiutare l’integrazione, le scuole sono dei veri e propri laboratori d’integrazione, dove si cambia la didattica garantendo a tutti di crescere e di imparare”.


“Il lavoro da fare è ancora molto, come tanti problemi da risolvere - ha concluso il sottosegretario all'istruzione - ma ho visto persone che ogni giorno si rimboccano le maniche e mettono in atto metodi e strumenti alternativi che funzionano. Questi progetti nascono dal lavoro quotidiano di quei soggetti che mettono la loro passione educativa a servizio della realtà che sono chiamati a vivere; solo così sarà possibile trovare una soluzione alle criticità che emergono dall’integrazione