Prato, 23 luglio 2013 - No comment dalla Banca Popolare di Vicenza accompagnato, stavolta, da un altro fatto concreto che va ad accrescere la rabbia dei pratesi: proprio ieri mattina la banca vicentina ha inviato una comunicazione alla Soprintendenza ai beni artistici e culturali con la quale annuncia che almeno altre dieci opere partiranno da Prato alla volta di Vicenza per un cambio di dimora.

La nota interessa pezzi del Seicento fiorentino, il nucleo fondante della Galleria degli Alberti, quello con cui gli ideatori della collezione pratese intendevano distinguerla rispetto ad altre. Dunque, viene asportato, per così, dire il core business della Galleria.
Perle di un Seicento fiorentino che si vanno ad aggiungere alle altre tre - "Il crocifisso" di Giovanni Bellini, la "Madonna col bambino" di Filippo Lippi e la "Coronazione di spine" attribuito a Caravaggio, oltre alle opere di Lorenzo Bartolini già al Nord per una esposizione - che nella città di Malaparte non faranno rientro, stando a quanto dichiarato dai vertici dell’istituto di credito, attuale proprietario delle opere custodite nella Galleria.

"Possiamo prendere solo atto della comunicazione - afferma Cristina Gnoni Mavarelli, storica dell’arte della Soprintendenza e curatrice della mostra in preparazione a Prato ‘Da Donatello a Lippi’ - . Anche se riconosciamo il legame con il territorio, non possiamo vincolare le opere".
La preziosa raccolta sul Barocco toscano annovera produzioni dei migliori artisti del Sei-Settecento: Matteo Rosselli ("Mosè salvato dalle acque"), Jacopo Vignali, Giovan Battista Vanni, Francesco Furini, con un morbido "David e Golia", Giovanni Bilivert, con una sontuosa "Angelica e Ruggero", Carlo Dolci, Cesare, Vincenzo e Piero Dandini. Bellissimi ancora la "Flora" di Giusto Suttermans (dove è ritratta Vittoria della Rovere), un bozzetto e una veduta di Livio Mehus, opere del Conti, del Martinelli e del Salvestrini.

A suggerire una strada perché le opere della Galleria non lascino la riva del Bisenzio, sono Giovanni Bambagioni e Francesco Querci, rispettivamente segretario provinciale e capogruppo in consiglio provinciale Udc.
"Negli anni passati gli uffici della BpV hanno negato l’interesse culturale della collezione perchè sorta da meno di 50 anni e non ricompresa nell’ area definita all’ articolo 12 comma 1 della Legge 42/2004. In realtà, in altro articolo della stessa legge, l’articolo 10 comma 2, così vi si legge ‘sono beni culturali le raccolte di musei, pinacoteche, gallerie ed altri luoghi espositivi dello Stato, delle Regioni, degli altri Enti Pubblici territoriali nonché di ogni altro ente od Istituto Pubblico’. Ne discende che, poiché la Galleria è stata fondata, costituita e aperta al pubblico dalla Cassa di Risparmio e Depositi di Prato quale ente pubblico economico prima della sua trasformazione in spa nel 1992, la stessa sarebbe già coperta dal vincolo ‘ab origine’. Questo riconoscimento permetterebbe di considerare la Galleria un unicum da non poter smembrare senza le necessarie autorizzazioni e garanzie. Auspichiamo un’iniziativa del sindaco di Prato e del presidente della Provincia diretta ad ottenere un parere specialistico e poi, se del caso, un intervento presso la Soprintendenza e il Ministero dei Beni culturali. Potrebbe essere interessante verificare se la presidenza della banca avrà l’animo di attivarsi, ricorrendo in opposizione a tutta la città".