Prato, 12 luglio 2013 - Fiumi di denaro, frutto di evasioni fiscali o provento della vendita di merce contraffatta, spediti in Cina — tramite un money transfer di via Pistoiese — in maniera illegale. Le somme venivano frazionate nei limiti imposti dalla legge, ossia mille euro alla volta.

Un modo per «ripulire» i soldi e inviarli a casa in maniera sicura. Ma la guardia di finanza, nucleo di polizia tributaria, guidata dal tenente colonnello Masucci — coordinata dalla procura di Prato e dal sostituto Laura Canovai — hanno scoperto il giro denunciando 12 imprenditori cinesi e i due titolari del money transfer di via Pistoiese che, risulta chiuso dal marzo del 2012.

Impressionante è la quantità di soldi girata dal giugno del 2010 al febbraio del 2012, periodo durante il quale la finanza ha tenuto d’occhio con appostamenti e controlli i clienti del money tranfer. In 17 mesi sono stati inviati in Cina 29 milioni di euro di cui 10 accertati con il metodo del frazionamento, detto «smurfing». In sostanza i soldi venivano spediti frazionati in cifre di mille euro alla volta, come è imposto dalla legge — prima il tetto massimo era di 2.500 — e non dalla stessa persona, ma da prestanome o dichiarando identità diverse. Sono scattate le perquisizioni nelle ditte e nelle case degli imprenditori di cui due a Massa Carrara. 

Un metodo che consentiva ai dodici imprenditori denunciati di inviare in Cina somme ingenti senza doverle dichiarare. Le fiamme gialle hanno accertato che, attraverso 2.500 operazioni contabili effettuate nei 17 mesi, erano stati trasferiti illegalmente quasi 10 milioni.
Gli imprenditori sono stati denunciati per trasferimento fraudolento di valori, inottemperanza agli obblighi antiriciclaggio, e per altri reati tributari.

Il meccanismo fraudolento si è rivelato sempre lo stesso: frazionamento di grosse somme e trasferimento all’estero attuato con la connivenza, più o meno consapevole, di prestanome e di un’agenzia di servizi.
L’operazione, soprannominata «Dummy», è stata conclusa grazie a un’attività tipica di polizia giudiziaria fatta di appostamenti, pedinamenti e indagini tecniche. Uno dei titolari dell’agenzia di via Pistoiese, tra l’altro, è già indagato per reati analoghi. Fin dall’inizio, i finanzieri di Prato hanno notato movimenti sospetti di cinesi che, vicino all’agenzia, consegnavano denaro a persone le quali, poi, si recavano all’interno del locale per fare versamenti. 

Gli imprenditori per aggirare le norme valutarie, consegnavano il denaro a complici che, a loro volta, si recavano nel money tranfer e, fornendo generalità false di mittenti, o talvolta intestando l’operazione a soggetti del tutto ignari, trasferivano i soldi in Cina. L’operazione ha portato alla chiusura dell’esercizio e alla denuncia anche dei due titolari riciclaggio e reati valutari.