Prato, 10 aprile 2012 - Altro che saldi di fine stagione. E’ una vera svendita fallimentare quella che sarà alimentata dall’enorme quantità di capi d’abbigliamento e accessori provenienti dal fallimento della Sasch. L’appuntamento è dal 18 aprile, dal martedì al sabato, con orario continuato dalle 10 alle 18. Sarà lo stesso spaccio aziendale della Sasch a ospitare la vendita al dettaglio organizzata dall’Isveg (Istituto vendite giudiziarie); negli spazi di via Albert Einstein 26 a Capalle saranno messi in vendita 300mila capi.
Pantaloni, maglie di lana e di cotone, magliette, capispalla, borse, valigie, cinture. Di tutto un po’, insomma, per cercare di disfarsi da una parte delle rimanenze provenienti dalla procedura fallimentare della Sasch, dall’altra di realizzare un po’ di liquidità per la stessa procedura.
Da ricordare che il passivo fallimentare era stato quantificato in circa 95 milioni di euro, una montagmna che ha schiacciato un marchio protagonista di una vera parabola. Una griffe capace di imporsi fra le ragazze più giovani grazie a prezzi bassi: il principio era «quantità», vendere tanto a prezzi unitari anche molto bassi.
Grazie alla partecipazione a eventi come Miss Italia, la Sasch era poi riuscita a guadagnare anche popolarità nazionale e internazionale, anche se è all’estero che si sono verificati dei veri e propri disastri gestionali (Russia e Cina sono state le vere Caporetto). Negozi dappertutto che con il passare del tempo hanno cominciato a chiudere, fino al tracollo. Ora sarà possibile, per l’ultima volta, comprare abiti griffati Sasch.
I precedenti illustri non mancano, anche nei tempi recentissimi. A dicembre ci fu la grande vendita nei locali dell’ex Cosci di via Roma, dopo il fallimento del Concept Store. Centinaia di persone affollarono gli spazi per acquistare frigo, lavatrici e elettrodomestici vari. Per restare in tema di abbigliamento, dopo la chiusura di Paoletti ci fu una vendita straordinaria e solo pochi giorni fa si poteva notarev a chiare lettere il cartellone affisso in viale della Repubblica: «Fallimento Sonia Fortuna». Capi che costavano centinaia di euro in vendita a poche decine. Sic transit gloria mundi.
Luca Boldrini
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