Prato, 20 marzo 2012 - C’ERA UN TEMPO in cui la prostituzione aveva perfino un qualcosa di romantico. Pensi alla Bocca di Rosa di De Andrè, all’ispirazione dettata dall’amore mercenario che portò Gino Paoli a scrivere «Il cielo in una stanza» (ma sarà poi vero?), al rito iniziatico di tanti giovani di un’epoca che non c’è più. Ecco, tutto questo è quanto di più lontano ci possa essere dal sesso a pagamento in vendita sulle strade del centro o appena fuori le mura, su quello che ormai si è imposto come «asse viario della prostituzione»: parte da via Firenze, arriva al Mercatale passando da via Matteotti. Un supermarket delle lucciole, anche se si dovrà trovare un altro appellativo: ormai non sono più né lucciole né belle di notte, perché questo tipo di commercio è arrivato prima delle liberalizzazioni del governo ed è aperto 24 ore su 24, domeniche comprese.

 

ABBIAMO fatto un giro mattutino per vedere cosa succede e le scoperte non sono state poche. Si parte da piazza Mercatale: il «negozio» a cielo aperto apre alle 10-10.15. Donne cinesi, una particolarmente giovane, si riuniscono sul lato che guarda la chiesa di San Bartolomeo. Arrivano in bicicletta: «Ciao, eccomi», è il saluto gridato che proviene dall’altra parte della strada da una ritardataria.

 

Sull’altro lato della piazza, davanti all’ex casa del fascio, una connazionale è già al lavoro, ma il passaggio è davvero scarso. Il gruppo, in totale, conta cinque prostitute al lavoro a metà mattina in una piazza del centro storico. Dopo un po’ guardano il cronista con sospetto e si allontanano: forse pensano a un poliziotto. Speriamo non a un maniaco. Fatto sta che si siedono sui gradini della chiesa e, non appena lo vedono allontanarsi riprendono subito posizione. La più giovane è anche la più intraprendente: «Ciao, vieni a sc...?», dice a un anziano che regge l’anima coi denti e che si trova a passeggiare nella parte alberata del Mercatale. Lui scuote la testa e passa avanti. Eppure è proprio questo l’obbiettivo di mercato, il cosiddetto target, al quale le professioniste mirano: la terza età. Giornata, magra ma potrebbe andare peggio. Potrebbe piovere. E di lì a poco si scatena una grandinata.

 

SECONDA tappa, via Matteotti, la regina delle strade più oppresse dal fenomeno. E dire che è zona residenziale, con alcune delle case più belle della città, un magnifico viale alberato... Eppure, nel tratto che da ponte alla Vittoria porta a via Matteotti, alle 11 meno un quarto ci sono già tre cinesi con bicicletta d’ordinanza in attesa di clienti. Anche qui la sensazione è confermata: l’anziano è il cliente migliore, si abbassa il rischio di incappare in un soggetto violento o insolvente, di solito è più gentile. Ed ecco che una delle tre ragazze si avvicina a un uomo decisamente maturo in fase di parcheggio: «Vuoi fare l’amore?».

 

Lui è perplesso: si intuisce che obbietta la difficoltà di consumare in auto in pieno giorno. Lei si sbraccia e risponde: «Non qui, là, là», e indica verso il centro. Non è un gran mistero: nella zona del Mercatale, in via Sant’Antonio e limitrofe, ci sono appartamenti affittati dalle cinesi per i rapporti a pagamento.

 

Intanto, dall’altro lato della strada, una quarta cinese se ne sta sola soletta in attesa: non ha la faccia felice. Anzi, è molto triste.

 

IL TOUR finisce lungo via Firenze, passata via Giorgi. Sorpresa: c’è una cinese, effettivamente, ma poco appariscente. Anzi, decisamente defilata. Ma pochi passi più avanti ecco la sorpresa: una italiana, molto più evidente nei suo atteggiamenti. Ai Lecci, invece, almeno al mattino non c’è più traccia di corpi in vendita. Cambiamenti di mercato.

                                                                                                                                                                   Luca Boldrini