Prato, 6 gennaio 2012 - Aveva fronteggiato per un’ora e mezza i rapinatori che le si erano presentati in casa la notte di Capodanno. Portando via tutto ciò che potevano, mentre lei, sempre lucida e presente a se stessa assisteva impotente alla razzia di soldi e preziosi. Due giorni dopo, il cardiologo che l’ha visitata a casa ha scoperto che la donna aveva un infarto in corso. Provocato dal terribile stress, dalla tensione provata nell’estenuante faccia faccia con i tre banditi (che tuttavia le avevano annunciato di essere in cinque) che avevano fatto irruzione nell’abitazione. Ora, la signora Leda Gori, ottantanove anni portati splendidamente, è ricoverata nel reparto di terapia intensiva coronarica dove è costantemente monitorata. Avvolta dall’affetto dei familiari e del personale del reparto, che cercano di guarirle anche le ferite dell’anima, procurate da quella tremenda notte fra sabato e domenica.

 

I tre banditi fecero irruzione nella villa di via Mayer dove la signora abita con la figlia e il genero Marco Gramigni, notissimo imprenditore tessile, socio di Roberto Caverni, assessore nella giunta Cenni. La figlia e il genero si trovavano al Politeama per assistere al concerto di capodanno della Camerata strumentale Città di Prato organizzato dalla Circoscrizione centro e dall’assessorato alla cultura del Comune. Leda Gori si trovava sola in casa, attorno a mezzanotte e un quarto stava per coricarsi quando dalla finestra della cucina entrarono i malviventi. Parlavano buon italiano ma, forse per sviare, affermavano di essere rumeni. Un’ora e mezzo ostaggio della banda che rovistava ovunque facendo razzia di soldi e gioielli e dando la caccia alla cassaforte che però in casa non c’è. La signora

 

Leda riuscì a far scattare il sistema di allarme e la banda dovette darsi alla fuga.  Rimasta sola, la signora - cui non venne torto un capello né fu minacciata con alcuna arma - chiamò al telefono la figlia e il genero. Che fecero intervenire carabinieri e metronotte.

 

«All'indomani la mamma accusò un persistente malessere, ma rifiutò di farsi accompagnare in ospedale. Fu visitata in casa dal medico, poi martedì chiamammo il cardiologo che le riscontrò l’infarto in corso e avvertì il 118 che inviò l’ambulanza», racconta la figlia. In ospedale, alla signora Leda è stato riscontrato il buono stato del organo cardiaco. «La mamma non soffre di irregolarità ritmiche, né di occlusioni alle coronarie. Il cuore è in buono stato compatibilmente con l’età Si tratta di un infarto indotto da stress, dalle tremende scariche di adrenalina che ha sopportato quella notte e nelle ore successive, quando ha realizzato appieno l’accaduto».

 

Non ha subito un graffio nel faccia a faccia con i banditi, ma le conseguenze fisiche di quell’ora e mezzo passata da ostaggio si sono fatte sentire. «Spero che la mamma riprenda al meglio, nel fisico e nel morale - dice la figlia - L’età è quella che è. Per fortuna, si tratta di una donna forte». Lo si è visto.