Prato, 12 novembre 2011 - Andare a messa (o, comunque, al culto della propria fede) è un diritto, ma per i cinesi sfruttati della Chinatown pratese questo diritto (anche questo, verrebbe da dire) sembra non valere.
A denunciare questo stato di cose, attraverso le pagine di “Toscana Oggi-La Voce” (il settimanale della diocesi pratese) sono don Francesco Saverio Wang e Giuseppe Bruno, rispettivamente cappellano della comunità cattolica cinese e membro del Consiglio pastorale di questa comunità, che conta circa 150 persone.
 

 

«Alla messa (celebrata nella chiesa dell’Ascensione al Pino, la domenica pomeriggio, ndr) partecipano in una cinquantina», spiega don Wang, una percentuale tutto sommato buona visto la media di presenze dei cattolici italiani. Tuttavia, la presenza potrebbe essere anche migliore se molti cinesi non avessero paura di essere licenziati, o meglio (visto che un contratto di lavoro vero e proprio spesso non c’è) di restare senza lavoro.
 

 

«Si tratta di persone che lavorano a nero, in un contesto di sommerso, e che hanno orari di lavoro massacranti e senza giorni di riposo, domeniche comprese. I loro datori di lavoro cinesi non sono cristiani e non concepiscono che una persona si assenti anche solo per un’ora per andare a messa».

 

Una situazione che finisce per intimorire, ovviamente, molti cinesi cattolici che finiscono per rinunciare di andare a messa. «Chiedono, magari, il permesso una volta, massimo due — dice don Wang — poi hanno paura a chiederlo per la terza volta perché sanno che rischiano di perdere il lavoro».
 

 

Un problema che riguarda, ovviamente, anche i protestanti cinesi che sono nella stessa situazione e che apre uno squarcio su un’altro aspetto del distretto parallelo cinese, che è fatto certo di regole violate, ma anche di sfruttamento delle persone. Un aspetto da non sottovalutare, ricordando che tra i diritti civili che vengono violati ci sono anche quelli religiosi.

 

«La discriminazione — spiega Bruno — non è tanto di carattere religioso, ma riguarda il fatto che i datori di lavoro pretendono una continuità senza giorni di riposo. Per esempio, da fonti della comunità cinese mi risulta che un operaio sia stato licenziato per aver partecipato a una gita alle Cinque terre organizzata dalla parrocchia. Non si tratta di un fatto religioso, ma di una domenica libera che non è contemplata dalla mentalità del distretto parallelo». Così, dunque, oltre a non andare alla messa, a maggior ragione, tanti cinesi evitano di partecipare alle altre attività della parrocchia.

 

SI TRATTA di tutti temi che sono al centro della discussione del Consiglio pastorale dei cattolici cinesi dove, come dimostra proprio il caso di Bruno. «È stata proprio una scelta di don Wang — spiega Bruno — quella di aprire gli incontri anche ai cattolici pratesi, mentre prima il Consiglio era aperto composto solo dai cinesi».