Prato, 2 ottobre 2011 - STAVA raccogliendo castagne a Migliana quando improvvisamente, senza che potesse accorgersi dell’imminente pericolo, è stata morsa al dito indice della mano da una vipera. Uno dei pericoli più insidiosi dei boschi, che spesso viene sottovalutato ma che invece è ben presente. Lo sa bene la donna rumena di 47 anni che ieri pomeriggio stava raccogliendo castagne a Migliana, località che delle castagne è paradiso per eccellenza. E tanti, tantissimi sono i valbisentini e i pratesi che frequentano le zone boschive di Migliana in questa stagione.

 

Così stava facendo anche la signora rumena quando, all’improvviso, il serpente ha messo in atto il suo attacco fulmineo e l’ha morsa al dito indice della mano. La donna ha capito subito cosa stava acacdendo ed è andata di corsa al punto di primo soccorso della Misericordia di Vaiano. Il medico l’ha visitata e ha confermato che si trattava del morso di un serpente; ha subito richiesto il trasferimento a Prato e la donna è arrivata velocemente al pronto soccorso del Misericordia e Dolce.

 

IL SIERO antivipera (prelevato dalla Pubblica Assistenza L’Avvenire al reparto di tossicologia di Careggi) ha fatto il suo effetto, ma come sempre accade in casi come questi, saranno necessarie 24-36 ore di osservazione per escludere complicazioni. La donna è stata ricoverata in terapia intensiva dopo aver accusato anche una insufficienza respiratoria e aver vomitato più volte.
 

 

Al momento non risulta che la prognosi sia stata sciolta dai medici dell’ospedale. Ovviamente è un medico a dover fare la diagnosi, ma il morso di vipera si distingue perché fa piuttosto male (sia il morso stesso che dopo); la zona colpita si gonfia e fa male. Sono generalmente ben evidenti i due forellini lasciati dai denti veleniferi, dai quali esce sangue e siero. Fra i sintomi - che si manifestano dopo circa mezzora - ci sono secchezza della bocca, vertigini, diarrea, vomito, tachicardia, crami, calo di pressione. Fra i consigli degli esperti ci sono quelli di non agitarsi per non far aumentare il battito cardiaco, non incidere la ferita né succhiare il veleno.