Prato, 7 agosto 2011 - «MIO FIGLIO dice la verità. Siamo sconvolti e distrutti dal dolore. Non vogliamo dire altro». E’ tassativa la madre di Roberto Baldi, Imelde Puccetti, nonna di Sara, dopo l’ammissione del figlio di aver spostato i fucili dalla scena del delitto. Anche alla domanda se fosse stata lei a suggerire al figlio di togliere quelle armi la signora risponde, secca, sempre allo stesso modo: «Mio figlio ha detto la verità, le cose sono andate così». Nuovi particolari che potrebbero riaprire il caso e fare emergere altri scenari sulla morte dei due fidanzati, Sara Baldi, 23 anni, e Imad Merouane, marocchino di 27 anni, trovati morti nel loro appartamento in via Ariosto 17.


Una storia che non si placa e a cui gli investigatori ancora non sanno dare risposte certe. Decisivo sarà l’esame dello stub sulle mani di Imad e di Baldi. Se quello del giovane fosse positivo allora l’ipotesi dell’omicidio-suicidio potrebbe trovare una conferma in più. L’autopsia non ha escluso alcuna pista, anzi ha confermato che l’omicidio-suicidio potrebbe essere l’ipotesi più accreditata.
Ma per quale motivo Imad avrebbe dovuto uccidere Sara? Gelosia? Lei lo voleva lasciare? Difficile dirlo.
Gli amici, che hanno svolto il tirocinio da infermieri in ospedale insieme a Sara, hanno riferito agli inquirenti che la ragazza era felice negli ultimi tempi e che Imad le aveva chiesto di sposarla. E’ strano che la giovane vedesse altre persone o l’ex fidanzato, almeno gli amici lo hanno escluso.


«PERCHÉ ha deciso di parlare solo ora? E, soprattutto, con la figlia morta in casa l’unico pensiero è stato quello di spostare i suoi fucili, contaminando la scena di un crimine così efferato? Mi sembra che sotto ci sia qualcosa». E’ infuriato lo zio di Imad Merouane, M’Hamed Lekroune che abita a Genova e che ha fatto da padre a Imad, dopo l’ammissione di Roberto Baldi di aver spostato i fucili dall’appartamento di Sara e Imad.
«Perché questo silenzio durato dodici giorni? Vogliamo chiarezza per due ragazzi uccisi in questo modo atroce».
Non riesce a capacitarsi Lekroune: gli ultimi particolari emersi riaprono il caso e aggiungono molti dubbi a quelli che già c’erano.
 

«Se è vero che i fucili erano in un’altra stanza — prosegue Lekroune — chi li avrebbe portati lì dopo la morte di Imad e Sara. E perché lasciarli in camera da letto? Mi sembra che tutta questa storia non regga. Tornerò dai carabinieri perché esigo spiegazioni. Mi sembra una reazione tardiva e, soprattutto, credo che abbia mentito. Penso che ci fosse un’altra persona con lui».


Certo è che adesso Roberto Baldi dovrà chiarire il perché di questo gesto. Soprattutto si potrebbe profilare un’accusa per aver alterato la scena di un delitto e per non aver custodito in modo corretto — sotto chiave — i due fucili di sua proprietà. L’uomo, infatti, li avrebbe lasciati a casa della figlia, sopra un armadio, dall’ultima volta che li aveva usati. Se Imad li avesse presi per uccidere Sara e per spararsi, li aveva già in casa a portata di mano.