Prato, 22 luglio 2011 - NIENTE prolungamento. Peretola avrà una pista nuova. Non parallela a quella attuale. Torna, e si consolida, la vecchia ipotesi di costruirla obliqua, in modo da venire incontro alle preoccupazioni di Prato. Due vertici di maggioranza, tenuti fra ieri e ieri l’altro a Palazzo Panciatichi, avrebbero dato questo risultato. Magari senza tener conto che la Regione deve dare soltanto un parere di compatibilità urbanistica e che la scelta finale spetterà all’Enac (l’ente per l’aviazione civile) in base al progetto di Adf, la società che gestisce il Vespucci.
Ma il problema vero è un altro. Quando nascerà questa pista che dovrebbe dare a Firenze e alla Toscana un vero sistema aeroportuale capace di garantire sicurezza, affari e sviluppo ed evitare che si cancellino voli e si lasci la gente a terra com’è avvenuto ieri per un po’ di vento più forte?
Ecco la domanda capace di spalancare la scena di fronte allo scandalo e ai veri costi della politica: ieri due commissioni del Consiglio regionale (territorio e ambiente e mobilità e infrastrutture) avrebbero dovuto chiudere l’iter sul Pit, col parco della Piana e l’aeroporto di Firenze, e passare la delibera in aula per l’«adozione», ossia il vincolo delle aree in attesa dell’approvazione finale. La «delibera numero 105» era al punto 3 dell’ordine del giorno. Stop. Rinvio. Perché, improvvisamente, si è presentata l’assessore all’urbanistica, Anna Marson, mostrando nuove carte. Morale? Il lavoro delle commissioni dovrà ricominciare daccapo, con l’audizione dei sindaci della Piana e con la tiritera di chiacchiere e contrasti che, finora, ha portato via cinque mesi. Infatti la delibera venne trasmessa dalla giunta al consiglio il 21 febbraio. E ieri era il 21 luglio. L’assessore Marson ha lasciato passare 150 giorni prima di accorgersi che le carte originali non erano giuste. E la processione di sindaci, assessori, rappresentanti di enti e categorie sfilata da febbraio a ieri a Palazzo Panciatichi ha ragionato invano. L’assessore aveva «imbiancato» tutta l’area fra Firenze e Prato, ignorando ogni previsione urbanistica. Così si ricomincia. La giostra riparte. Ritardando Pit e aeroporto di mesi, forse di un anno.
Ed ecco la politica inconcludente, ecco il cattivo esempio, ecco il peso di una burocrazia che schiaccia fiorentini, pratesi e toscani. Fa niente se ogni giorno di ritardo costa un capitale. Fa niente se per mesi e mesi trenta-quaranta persone dovranno riunirsi con sfilata, in via Cavour, di auto blu che portano sindaci e assessori (ma qualcuno arriva anche a bordo di magnifici gipponi con la scritta: protezione civile).
Queste sono le inefficienze che acuiscono la crisi, penalizzano la gente che investe, che chiede sviluppo, che cerca un lavoro. Eppure il presidente della Regione, Enrico Rossi, che ha scommesso il suo mandato sulla nuova pista di Peretola, si era impegnato (anche nel forum del 10 giugno scorso a La Nazione) per snellire l’iter, per dare un taglio alla burocrazia e far correre i progetti. Anche inviando al Consiglio una proposta di legge, la numero 42, per dare corsie preferenziali alle «opere pubbliche d’interesse strategico regionale». Quella proposta doveva essere valutata ieri, dopo il Pit, dalle due commissioni. Niente da fare: rinviata. Con discussione animata, tutta interna al Pd, fra i due presidenti, Vincenzo Ceccarelli, aretino (territorio e ambiente), e Fabrizio Mattei, pratese (mobilità e infrastrutture). Gli stessi che, nel pomeriggio, dopo aver letto i comunicati indignati di tre consiglieri d’opposizione (Marco Carraresi dell’Udc, Paolo Marcheschi e Nicola Nascosti del Pdl) si sono affrettati a scrivere una nota per dire che non è successo niente. Respingono «polemiche strumentali»; assicurano che «il lavoro delle commissioni va avanti»; che erano necessari gli «approfondimenti dell’assessore Marson»; che giustificano «nuovi incontri con i comuni perché richiesti dalla minoranza».
Insomma, riparte «liturgia» della politica: avvezza ad alimentarsi con polemiche e ritardi. Sulla pelle della gente.
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