Prato, 8 luglio 2011 - Tanti, decisi, arrabbiati e divisi. L’assemblea di ieri sera al Soccorso, organizzata da La Nazione in collaborazione con il parroco don Marco Pratesi neri locali dell’ex cinema Controluce, ha fatto concorrenza ai giovedì di luglio. I residenti si sono ritrovati a decine nella sala per discutere del nodo del Soccorso, dal quale dipende molto del futuro urbanistico della zona, e dei problemi di degrado che ormai da tempo affliggono tutta l’area intorno a via Roma a causa, in particolare, dei bivacchi dei nomadi che stazionano nel loggiato della chiesa.  «Ho vissuto qui per tanti anni e continuo a venire alla messa, è una vergogna che questa zona viva una situazione del genere», ha aperto il dibattito Cosimo Lai riprendendo le lamentele di Remo Baroncelli e di Alessandro Maiorano, che ha messo anche in evidenza i problemi di convivenza dei nomadi con l’asilo: «Le maestre hanno paura a portare i bambini in palestra perché non vogliono avere problemi con i rom». Catia Catarzi ha posto sul tavolo l’altro grande tema della serata: «Noi vogliamo l’interramento della declassata, una soluzione diversa sarebbe indecente per il rumore e l’inquinamento».
A discutere con i residenti c’erano l’assessore alla sicurezza Aldo Milone, il collega alla mobilità Roberto Caverni, il presidente dell’Ordine degli ingegneri Paolo Spinelli e, a sorpresa, il sindaco Roberto Cenni. Dal canto suo don Pratesi ha sottolineato «la vitalità del Soccorso, dimostrata dalla partecipazione della gente», mentre Paolo Spinelli all’inizio della serata ha presentato lo studio dell’Ordine sulle diverse soluzioni possibili per raddoppiare il nodo del Soccorso (massicciata, viadotto e sottopasso più circolazione a raso) facendo tornare il Controluce, per una sera, un cinema affollato. I residenti hanno insistito ancora con l’interramento, mentre il sindaco Cenni ha ribattuto che «interrare la strada pone problemi seri per la presenza di sottoservizi» lasciando a Spinelli il compito di spiegare vantaggi e svantaggi («Massicciata e viadotto hanno il vantaggio di costare meno, tra i 10 e i 14 milioni, e di non interrompere il traffico ma hanno un impatto maggiore»). «Venite a casa mia per valutare l’impatto del traffico — ha detto ancora Lucia Barnini — Come si può pensare di fare un muro nel centro di Prato quando in passato si era progettato il sottopasso? Il muro non c’è più nemmeno a Berlino...». Alessandra Nesti, pur di avere il tunnel, sarebbe disposta anche ad aspettare «per un intervento bello e duraturo», mentre Lai ha votato «per il viadotto» sollevando qualche protesta. Matilde Tramagli ha dato di nuovo voce al partito del tunnel: «Sono per una gallina domani, facciamo un progetto che resti nel tempo. Ora si parla di mancanza di fondi, ma noi siamo cittadini di serie B?».
Il dibattito a quel punto si è acceso ancora di più. Franco Zaccanti, ad esempio, si è detto favorevole «a una soluzione realizzabile, perché con l’interramento servirebbero almeno 10-15 anni», ma altri residenti, soprattutto donne, sono tornate ad insistere sull’interramento. Cristiano Orlandini ha chiesto invece «pannelli anti rumore», mentre Barbara Grassi ha sottolineato che chiudere via del Purgatorio, come previsto dalla soluzione mista del sottopasso, significherebbe «far subire gravi perdite ai negozi della zona». Replica a Cenni: «I sottoservizi sono un problema importante, da non sottovalutare. Ponti e muri si possono fare in tanti modi, la cosa peggiore sarebbe non fare nulla». D’accordo anche Spinelli: «Le soluzioni si possono realizzare in modi diversi, il nostro è stato solo un pre-studio di fattibilità». Presente anche l’assessore Caverni: «Non c’era nessun progetto approvato sull’interramento, ma solo una previsione urbanistica», ha detto.