Prato, 24 giugno 2011 - Cosa potrebbe accomunare Prato ad Amsterdam nel prossimo futuro? La presenza di un quartiere a luci rosse. A proporre l’idea di destinare un’area della città alla pratica autorizzata della prostituzione è stato l’assessore comunale alla sicurezza, Aldo Milone nel corso dell’assemblea pubblica tenuta nelle sale della parrocchia Santa Maria dell’Umiltà a Chiesanuova.
 

Nello specifico l’idea che l’assessore Milone ha annunciato alla platea l’altra sera è quella di aprire un eros center: una zona dove le “lucciole” possano in libertà e sicurezza contrattare le prestazioni con i clienti, sia lungo la strada che in abitazioni private.
«Diciamo basta all’ipocrisia e al voler fare a tutti i costi i puritani – ha spiegato Milone – credo che sia meglio destinare una zona precisa alla prostituzione piuttosto che dover costringere le famiglie ad uscire di casa e ritrovarsi di fronte a donne in abiti succinti che contrattano con la clientela. Con l’eros center sono sicuro che i disagi e le proteste della cittadinanza diminuirebbero sensibilmente». Milone ha lanciato al proposta durante l’assemblea anche sull’onda emotiva che il fenomeno sta suscitando in questo periodo, con le protste che si levano dal centro storico, da via Matteotti, dal Lungobisenzio dove a ogni ora donne e ragazze attendono clienti.

Di certo, non sarà facile individuare un’area da destinare alla prostituzione, anche se Milone mostra idee chiare: «Una soluzione può essere quella della zona industriale – propone l’assessore – I Macrolotti 1 e 2 in orario serale sono quasi deserti e potrebbero essere la destinazione ideale per le prostitute. Chi va in cerca di quel divertimento saprebbe già dove recarsi».

Milone spiega di non essersi «tolto dalla testa» l’ipotesi. Ma di ispirarsi a quanto preannunciato dal ministro dell’interno, Roberto Maroni puntando alla regolamentazione del fenomeno come d’altronde già avviene in altri paesi d’Europa. «Gli eros center faciliterebbero sia i controlli sanitari che quelli legati alla sicurezza da parte delle forze di polizia – continua Milone – e costringerebbero le prostitute a pagare i contributi. In più, chi non risulta in regola sarebbe soggetto a multe salate. Credo che ormai in Italia non si possa più parlare di sfruttamento della prostituzione, perché ci sono altre attività illegali molto più remunerative, come lo spaccio di droga. Ormai gran parte delle lucciole, come testimoniano gli annunci sui giornali, operano in maniera del tutto autonoma e consenziente».