Prato, 8 settembre 2010 - SUL WEB l’invito del presidente della Provincia Lamberto Gestri ai cinesi ha fatto discutere e parecchio. Sul nostro sito internet hanno scritto tanti lettori: molti non sono d’accordo sulla presenza dei cinesi al corteggio, ma non manca qualche voce a favore.

 

Per Roberto 52 «il bicchiere è veramente colmo. Di questi esibizionisti tipo Gestri — scrive — non ne abbiamo più bisogno. L’8 settembre è una festa pratese e basta». Lucia aggiunge di essere «senza parole!», mentre per Daniele «l’invito di Gestri è ridicolo... In più di 20 anni — si legge ancora nel suo messaggio — hanno avuto modo e tempo per integrarsi, adesso basta, a Prato non c’è rimasto praticamente più nulla della “vecchia” città e delle tradizioni, ora pure la festa dell’8 settembre? No, per favore, quando con dedizione rispetteranno le nostre leggi, si integreranno con la nostra cultura, con i nostri usi e le nostre consuetudini... allora saranno sempre i bene accetti e senza la necessità di inviti assurdi che fanno molto propaganda...».

 

L’ospite pratese doc invece è «d’accordissimo con Gestri» e secondo lui «chi dice no è sicuramente uno che non sa vedere oltre il proprio naso. E poi di pratesi ne vedete ancora molti in giro?». E se lo straniero chiede ironicamente «come si fa a diventare pratese doc?», Daniela L. conclude il suo intervento con un chiaro «giù le mani dal corteggio» e scrive: «Non toglieteci anche questo! Noi pratesi viviamo un momento di profonda crisi per le perdite subite. Siamo orfani del nostro cardato, delle nostre pezze e della miriade di piccoli artigiani che si muovevano intorno al nostro mondo fatto di fili e di stracci animando le strade cittadine. Abbiamo perduto prima strade, poi interi quartieri che, chiusi nelle nostre auto, attraversiamo increduli di sentirci stranieri nella nostra Prato.

 

Defraudati negli anni anche della tradizionale cocomerata del 15 agosto abbiamo accolto con grande entusiasmo l’invito del sindaco e lo scorso anno ci siamo presentati puntualmente al grande evento. Orgogliosi di esserci, ci siamo ritrovati e salutati come forse da tempo non facevamo più e tra un sorriso e una fetta di cocomero abbiamo ritrovato per qualche ora la nostra identità. E’ però nella festa della Madonna della Fiera che le nostre tradizioni ci riportano, forse con un po’ di nostalgia, indietro nel tempo quando l’8 settembre le fabbriche facevano mezza giornata e a pranzo si mangiava l’anatra in umido e i sedani ripieni e poi tutti si riversavano in centro il pomeriggio per assistere alla storica parata e alla benedizione dal pulpito. Forse non siamo ancora pronti per lasciarci portare via anche questo pezzo di storia».

 

Dura la risposta di Danielito: «A me sembra che nessuno ti porta via niente... anzi mi sembra che stiate vendendo bene le vostre case e i vostri interi quartieri e poi giù lacrime da coccodrillo. Dio vuole più fratelli in questi momenti di crisi di identità e ben vengano se sono cinesi o pratesi».
Alberto invece usa il dialetto pratese per esprimere il suo pensiero («O che c’è i cinesi devoti alla Madonna? O i’ Gestri devoto a’ cinesi!?»), mentre Simone aggiunge polemico: «Perchè ’un se li porta a sfilare in casa sua?».
Infine Paola, molto diplomatica: «Se non erro questa è la festa dei pratesi pertanto i cinesi possono benissimo essere spettatori, come lo siamo noi durante i loro cortei. Lasciateci almeno le nostre tradizioni di cui andiamo fieri».