Prato, 13 luglio 2010 - MORIRE a 29 anni per un malore non ha senso, eppure succede. E’ successo ieri mattina a Gabriele Caricati, un giovane operaio che abitava in via Tirso, a Chiesanuova, insieme alla mamma Rosetta e alla sorella Sara. Una famiglia che già pochi anni fa era stata provata dal lutto per la morte del padre di Gabriele; un dolore che il tempo aveva lenito, ma la cattiveria del destino è tornata a bussare all’appartamento della famiglia Caricati ieri mattina.

 

Gabriele era arrivato da poco al lavoro in via Pistoiese, a Viaccia; era operaio addetto alla lavorazione del marmo nella ditta «Marmidea». Erano passate da poco le 9, ma nonostante l’ora, certamente non tarda, il caldo era già opprimente. Chissà, forse è stato anche questo a dare il colpo di grazia a Gabriele, che pare avesse un fastidio già da un paio di giorni. Ma a 29 anni (compiuti a marzo) non si pensa a un infarto, che poi è la causa più probabile della sua morte; si dà la colpa all’aria condizionata, a un movimento brusco... Invece era il cuore. Gabriele si è improvvisamente accasciato e i colleghi hanno chiamato il 118.

 

Sul posto è arrivata la Croce d’Oro, che ha cercato di rianimarlo per oltre un’ora. Poi i sanitari si sono arresi: un colpo secco, che non gli ha lasciato scampo. «Eppure Gabriele non aveva vizi, non beveva né fumava — dice la mamma Rosetta, che cerca di contenere il suo strazio con grande dignità — era un ragazzo meraviglioso, buono. Vi prego, ricordatelo così: merita solo parole buone». Anche Franco D’Aloisio, il titolare dell’azienda dove Gabriele lavorava da tre anni, lo ricorda come «un ragazzo per bene, molto riservato, educato. Stavo lavorando al mare, quando mi hanno telefonato. Sono rientrato subito; ancora non riesco a crederci». La salma è stata portata ad anatomia patologica per chiarire le cause del decesso.