Prato, 6 luglio 2010 - OGGI il presidente del collegio dei periti industriali, Alfonso Fornasini, farà un sopralluogo in un pronto moda cinese per preparare una relazione tecnica sulle condizioni di sicurezza dell’immobile e sarà l’imprenditore orientale a pagare.

 

Moltiplicando la scena per qualche migliaio, ovvero per il numero delle aziende cinesi nel distretto, viene fuori il senso del progetto avviato dall’assessorato all’integrazione del Comune insieme al collegio dei periti industriali per offrire ai cinesi uno strumento utile a mettersi in regola. In sostanza l’assessore Silli è riuscito a mettere in contatto Fornasini con alcuni imprenditori orientali e pare che cinque, nonostante la diffidenza iniziale, abbiano accettato di sottoporre la loro azienda ad un test sulla sicurezza. Per ora i numeri sono piccoli, ma la speranza del Comune è che questo esperimento possa trasformarsi in un progetto vero e proprio, magari con tariffe ad hoc per incentivare gli imprenditori a mettersi in regola o quantomeno a contattare un tecnico per sapere cosa non va. Non solo, al momento si partirà con i periti industriali, ma è chiaro che l’obiettivo è coinvolgere tutti i professionisti della provincia (ingegnere, architetti, geometri), perché un eventuale circolo virtuoso potrebbe portare lavoro.

 

OGGI DUNQUE Fornasini andrà nel primo pronto moda per stilare una relazione tecnica e indicare cosa manca eventualmente per essere a norma, dagli obblighi della 626 all’illuminazione fino alla climatizzazione e il ricambio d’aria. Pare che l’ostacolo più duro da superare sia stato convincere i cinesi ad aprire le porte delle loro imprese, di solito ben protette da occhi esterni con telecamere e sistemi di sicurezza. Il Comune, in particolare, ha cercato di far capire che non si trattava dell’ennesimo blitz, ma che l’operazione era un modo per far conoscere cosa chiede la legge e per fornire gli ‘strumenti’, i periti appunto, per rispettarla.

 

Alla fine cinque imprenditori hanno detto sì e affronteranno il test pagandolo di tasca propria. Solitamente un sopralluogo del genere costa fra i 500 ed i mille euro: l’orientamento per ora è quello di stabilire una cifra forfettaria che si aggiri intorno ai 600 euro, ma se il progetto dovesse decollare non è escluso un ribasso.

 

«ADESSO DOBBIAMO essere bravi a fare formazione e informazione — spiega l’assessore Silli — Per i primi tempi cercheremo di far passare il messaggio anche sulla stampa in lingua cinese. Soprattutto questo esperimento dimostra che la nostra politica funziona e che non ci stiamo muovendo solo sul fronte dei controlli, ma anche su quello dell’integrazione. La disponibilità delle prime aziende a mettersi in regola è un segnale positivo che dobbiamo cogliere e coltivare per raggiungere risultati nel lungo periodo».