Prato, 10 febbraio 2010 - Una serie di concause: scarsa manutenzione di strade e boschi, lavori che hanno indebolito le rocce. Il tutto con l’aggravante di una straordinaria ondata di maltempo. Questi i maggiori responsabili degli eventi franosi avvenuti nell’alta vallata nel dicembre scorso. Il tema delle cause delle 62 frane in Val Bisenzio è stato affrontato durante il filo diretto di lunedì organizzato da «La Nazione» a cui hanno partecipato il sindaco di Vernio Paolo Cecconi, il capogruppo del Pdl in Comune sempre a Vernio, Erica Mazzetti e l’assessore provinciale alle Infrastrutture Ivano Menchetti.

Il primo a sollecitare la questione è stato il signor Mattei, ex residente a Montepiano e ancora molto attento agli eventi in Vallata, che, molto candidamente, ha chiesto se le frane si possono imputare ai lavori di qualche anno fa per portare l’acqua e il gas a Montepiano. La prima a rispondere è Erica Mazzetti. «I lavori non hanno aiutato una situazione già di per sè difficile — ha detto —. Il tratto di ‘325’ crollato il 23 dicembre scorso si era abbassato di un metro una decina di anni fa.

Le perdite d’acqua e le infiltrazioni con i tubi che si sono ingrossati col tempo hanno ulteriormente danneggiato le rocce che, in quella zona, sono molto friabili». Il signor Mattei, inoltre, ha chiesto «perché non si fa partecipare alla risoluzione dei danni anche chi ha eseguito i lavori?». Una possibilità che ha trovato appoggio anche nell’esponente del Pdl. E’ la stessa Mazzetti, poi, ha puntare il dito contro la scarsa manutenzione della strada. «Fogliame, tronchi e sporco di ogni tipo — spiega — si radunano e intasano i fossetti laterali delle strade creando danni enormi. D’altronde 50 anni fa i terreni lungo le strade erano tenuti in ottime condizioni dai contadini. Adesso sono campi incolti e non è possibile costringere i privati a fare la manutenzione. Un tempo c’era anche lo ‘stradino’ dell’Anas che si occupava di ispezionare le strade. Oggi non esiste neppure quello e di manutenzione ne viene fatta davvero poca compresi taglio degli alberi e cespugli».

 

«Abbiamo le nostre ditte incaricate che monitorano la situazione — ha replicato l’assessore Menchetti — tanto che quando è crollata la ‘325’ la nostra ditta era sul posto. La Provincia ha in carico la strada dal 2001 e, in questa occasione, abbiamo fatto il possibile rispondendo all’emergenza subito. In più ci sono intubamenti di fossi realizzati da parte di privati che scolano acqua in punti dove non dovrebbero. La situazione degradata di quella parte di montagna non aiuta. Inoltre non bisogna dimenticarsi della tipologia del luogo con rocce estremamente fragili e il continuo evolversi della situazione idrogeologica che teniamo sotto controllo con apposite indagini».

 

Sullo stesso punto interviene anche il primo cittadino di Vernio. «Il maltempo non ha aiutato il territorio — ha detto Cecconi —. C’è stata un’escursione termica fortissima tanto che da -18 gradi siamo passati in poche ore a +15. Sono caduti 45 centimetri di acqua pari a un terzo di quanto piove in un anno. Tutti eventi straordinari che insieme al degrado dei boschi e alla mancanza di interventi a difesa del suolo hanno portato alle frane. Per questo bisogna investire in politiche a difesa del territorio per un totale riassetto della montagna. Ci sono, addirittura, frane in alto, dove non passa nessuno, ancora nascoste come alla Croce dell’Alpe. L’Appennino è di per sè poco stabile e le rocce sono friabili. Tutta la Val Bisenzio è fatta da costoni molto scoscesi e, nel punto della grande frana, ci sono dei tagli come faglie terrestri che rendono instabile il luogo».