Prato, 9 novembre 2009 - Sorride mentre parla e ride alle domande. Saranno banali? Scontate? Chissà, sicuramente non la imbarazzano. Anna, 36enne del Lazio, è a proprio agio nel raccontare la sua vita e i particolari più piccanti del suo lavoro. E’ diretta e non le manca l’ironia. Certamente per chi è ‘di mestiere’ non fa così effetto descrivere un’intimità fatta di retroscena sessuali che hanno un prezzo, un guadagno e un nome: prostituzione.
Anna, da Roma a Prato, è venuta per lavoro: accontentare le voglie dei clienti in cambio di denaro. Ci tiene a precisare che ora ha trovato un equilibrio nella sua vita, ma "pur essendo soddisfatta" dell’attuale situazione, la decisione di prostituirsi "è stata una scelta obbligata". Una bimba piccola da mantenere (vive con la nonna), un mutuo da pagare, un lavoro che da un giorno all’altro scompare e la difficoltà di trovare un’altra occupazione.
La disperazione che comincia a bussare alla porta e il timore di non poter più garantire una serenità alla figlioletta. E magari di perderla per sempre. Una paura che pesa quanto un macigno e tormenta la sua vita di mamma. Questo è il passato recente di Anna che, come dice lei, l’hanno portata a un presente fatto di "massaggi e rapporti sessuali a pagamento". Per lavoro sfodera tutta la sua femminilità e per solleticare l’immaginario del cliente sugli annunci si definisce carina, dolce, simpatica, amante dei preliminari.
"Faccio questo mestiere da circa tre anni — confida —. Dopo aver perso il lavoro non sono riuscita a trovare un’alternativa alla mia attuale occupazione. Mia madre ha cercato di aiutarmi in tutti i modi, ma percepisce una piccola pensione di 500 euro al mese, così ho dovuto arrangiarmi da sola". La 36enne racconta di essere a Prato da un anno: "Qui ho trovato un buon mercato".
Prima ha vissuto a Pisa e Ferrara dov’è arrivata dal Lazio in cerca di fortuna: "Mi sono spostata dalla mia città sperando di trovare un lavoro normale, poi casualmente mi sono avvicinata a questo mestiere. Nessuno mi ha né spinta, né incoraggiata". La 36enne non ha problemi a definirsi una prostituta sottolineando, però, di essere "una prostituta perbene e non una donna da marciapiede. Ricevo solo in casa, la vita della strada non l’ho mai frequentata. Non ho né protettori, né sfruttatori".
E sui recenti controlli, con tanto di multe e confisca delle auto dei clienti, Anna afferma: "Non mi riguardano e mi lasciano completamente indifferente". Ma qual è la linea di confine che segna la differenza tra una squillo di strada e una perbene? Dal racconto di Anna si capisce che il ‘marchio di qualità’ è rappresentato dai clienti. Dalla selezione che si può fare se si riceve a casa e a quella che manca in strada: "A casa decido io — spiega — quali clienti far venire, mentre per strada sono gli altri a scelgliere".
Anna ammette di ricevere i clienti nel suo appartamento: "Abito da sola in un condominio perciò cerco di non creare un via vai dopo un certo orario per evitare di attirare l’attenzione degli altri residenti". I suoi clienti, la 36enne li chiama ‘amici’. «Sono tutte persone distinte, delle migliori famiglie — specifica con una punta di orgoglio — dal ragazzo di 25 anni al 50enne, dall’operaio all’architetto. Uomini single, ma soprattutto fidanzati e tanti sposati".
In molti, dice lei, l’hanno corteggiata ricevendo anche qualche proposta di fidanzamento "ma non ho accettato — sottolinea — vita privata e lavoro devono rimanere separate. In me i clienti, oltre che l’amante e l’emblema della trasgressione, trovano una confidente, un’amica e talvolta anche una psicologa. Molto spesso passano solo per essere ascoltati. Poi vanno via senza aver consumato nessun tipo di rapporto". Ma ovviamente anche se sono ‘amici’ pagano.
"Tutto ha un prezzo, è il mio lavoro ed io sono molto professionale". E visto che tutto ha un costo, Anna, tra una parola di conforto e altro, riesce a guadagnare "il giusto, sicuramente molto di più che un’operaia". D’altronde la 36enne dice di lavorare intensamente "dalle 10 alle 19 o dalle 12 alle 19", ma ammette di ritagliarsi sempre uno spazio per sé durante la mattina "per frequentare corsi di inglese, di cucina, perché è importante avere cultura anche in questo lavoro".
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