Giovedì 18 Aprile 2024

"Crisi in Russia, rischio ripercussioni sul distretto"

Export del manifatturiero già calato del 10%

Andrea Cavicchi, presidente degli Industriali di Prato

Andrea Cavicchi, presidente degli Industriali di Prato

Prato, 18 dicembre 2014 - La svalutazione del rublo preoccupa il distretto pratese. Il crollo del mercato russo rischia di mettere in crisi le tante aziende che esportano i loro prodotti manifatturieri e tessili. Così se dopo il picco di martedì, quando si è arrivati a 80 rubli per un dollaro e a cento per un euro, i russi sono corsi a comprare genere elettronici e macchine per mettere al sicuro i loro risparmi, pare non stia, invece, andando bene il mercato del lusso, quello che più interessa le aziende pratesi. «L’export in Russia ha segnato un 10% nei primi nove mesi del 2014 – ha spiegato il presidente dell’Unione Industriale, Andrea Cavicchi – La quota dell’export del tessile, in generale, invece, ha avuto, sempre nei primi nove mesi di quest’anno, una variazione del -5% e i tessuti tradizionali a telaio hanno segnato un -2,7.

Il settore più in crisi è quello del manifatturiero a causa del blocco europeo sui prodotti fashion della moda. E’ anche vero che al nostro distretto non interessa tanto il prodotto finito quanto i tessuti che, però, non vengono prodotti direttamente in Russia ma in Romania, Ungheria o in altri paesi limitrofi. Sarà importante capire che cosa succederà all’inizio del prossimo anno. Ho avuto contatti con Pitti e, a livello nazionale, c’è stato un forte impatto a causa della crisi russa. Il lusso ha avuto un buon mercato in Russia anche perché il made in Italy è molto apprezzato, soprattutto tra le sfere alte: l’abbigliamento uomo è uno dei mercati che ha più richiesta. E’ chiaro che se questo mercato venisse meno, l’Italia ne risentirebbe moltissimo». «Non è una preoccupazione quanto una realtà».

A intervenire è anche Lorenzo Guazzini, titolare e produttore del marchio Montezemolo e Sartoria del Corso che fino a poco tempo fa aveva diversi negozi in Russia. «Noi, fortunatamente, ci siamo concentrati molto di più sul mercato interno – spiega Guazzini –. La situazione in Russia è criticata da tempo e, quindi, abbiamo ceduto i negozi in franchising. Il mercato è stagnante e i consumi sono a picco. Sono dieci anni che vado in Russia e conosco bene il mercato: ogni 15/20 anni questi colpi li deve dare. I russi importano tutto e consumano come dei dannati. Hanno un’economia basata solo su una risorsa, il gas. Non siamo un’azienda scelleratamente esposta su un unico mercato per cui siamo tranquilli nell’aver frammentato il rischio tra i vari mercati. In Russia ci abbiamo creduto e quando abbiamo annusato puzzo di bruciato ce ne siamo andati. E’ certo che tutta l’economia italiana ne risentirà, in questi anni, ad esempio, i russi hanno invaso Forte dei Marmi consumando come dannati. E’ chiaro che i ricchi potranno sempre permettersi un’aragosta, ma anche per loro ci saranno ripercussioni e, quindi, anche per il nostro mercato».