Crac Sasch, la Procura chiede il processo per Cenni e altri sedici

Tra le accuse, la bancarotta fraudolenta impropria e la truffa alle banche. Milioni di euro spariti nel nulla e cercati in mezzo mondo

L'ex sindaco Roberto Cenni (foto Sproviero/Attalmi)

L'ex sindaco Roberto Cenni (foto Sproviero/Attalmi)

Prato, 31 luglio 2014 - La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per l'ex sindaco Roberto Cenni e altri sedici indagati nell'ambito del crac della Sasch e delle aziende ad essa collegate. La richiesta è stata depositata dal sostituto procuratore Eligio Paolini, che da pochi giorni ha lasciato l'incarico a Prato per trasferirsi alla Procura di Firenze. 

Oltre a Roberto Cenni, difeso dagli avvocati Manuele Ciappi di Prato e Tullio Padovani di Pisa, figurano tra gli indagati il figlio Giacomo, consigliere del gruppo e presidente dal 2009 fino al fallimento, difeso dall’avvocato Francesco Marenghi di Pisa, Gianluca Giovannelli (consigliere delegato di Sasch), Giacomo Giovannelli (liquidatore di Sasch e di altre società fino al 2010) e Giuseppe Giovannelli (consigliere delegato di alcune controllate tra cui Go.Fin), difesi dall’avvocato Nicola Badiani, Antonio Rosati (presidente del cda Sasch), difeso da Lapo Gramigni di Firenze, Mario Pacetti (contabile del gruppo oltre ad altre cariche), difeso da Maurizio Briganti, Carlo Mencaroni (amministratore di alcune società), difeso da Alberto Rocca di Prato, Annibale (presidente del collegio sindacale) e Fabrizio Viscomi (sindaco revisore), difesi da Cristina Palermo di Firenze, Luca Porciani (sindaco), Riccardo Seravalle (amministratore di alcune società), Lando Giovannelli (presidente cda di alcune società), Antonio Compagna, difeso d’ufficio da Gabriele Terranova di Prato, Michele Tardi, difeso da Fabrizio Lemme di Roma, e altri due sindaci revisori la cui posizione appare però più marginale.

Tra le accuse mosse a vario titolo spicca la bancarotta fraudolenta impropria, ma anche la truffa aggravata alle banche. Quest'ultima, secondo l'ipotesi accusatoria, si sarebbe concretizzata con un accesso al credito mediante fatture che venivano poi per la maggior parte annullate contabilmente. Uno stratagemma con il quale sono stati ottenuti milioni di euro da una pluralità di istituti di credito, tra i quali Monte dei Paschi, Bnl, Unicredit, Banca di Roma, Banca commerciale. Le banche, però, non hanno mai sporto querela.

Il punto cardine della vicenda riguarda la situazione finanziaria dell'Universo Sasch, che per l'accusa era già in situazione critica nel 2007, ma che è andata avanti fino al 2010 con pratiche scorrette fino ad accumulare un deficit patrimoniale (per la sola Sasch) oscillante tra i 53 e i 92 milioni di euro, senza contare tutte le altre società. Questo fino al fallimento chiesto in proprio nell'autunno 2010. La Procura ha cercato di vederci chiaro nei mille meandri oscuri delle carte Sasch: dove erano finiti i soldi, prima di tutto. E' emerso per esempio che circa 26 milioni si sono volatilizzati in Russia, dove veniva spedita merce a volontà senza però che venisse pagata; su questo fronte compare anche un personaggio misterioso, Roman Klimenkov, con il quale vi erano accordi commerciali. E che dire del magazzino in Russia, mai localizzato, dove arrivarono 5 milioni di euro di merce sparita nel nulla? Una cifra che è più o meno simile al prezzo poi incassato da Cenni per la vendita della sua villa a Forte dei Marmi, venduta per l'appunto a un russo. Un aspetto finito anch'esso nell'indagine. Altri soldi (6 milioni) si perdono a Hong Kong, in una vendita di marchi che sarebbe stata di fatto simulata. Per la Procura, prima di arrivare al fallimento della Sasch ci sono state operazioni fasulle, bilanci gonfiati e irregolarità contabili.

Nei giorni scorsi è stato convocato per essere sentito anche lo stesso Cenni, che però, davanti alla Guardia di finanza, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere.