'Così cambierò la città. Uffici pubblici nel triangolo del degrado'

Intervista col sindaco Biffoni a tre mesi dalle elezioni, dal traffico alla sicurezza, da Renzi a ospedale e aeroporto

Il sindaco Matteo Biffoni

Il sindaco Matteo Biffoni

Prato, 24 agosto 2014 - Il sindaco Biffoni ha parlato con 'La Nazione' dei primi tre mesi di mandato facendo un primo bilancio e anticipando i progetti per il futuro. Una lunga intervista nella quale tocca molti temi, da quelli amministrativi a quelli più personali.

Sindaco Biffoni, siamo arrivati quasi a cento giorni di mandato. Si dia un voto.

«Meno di tre mesi dalle elezioni, per il voto aspettiamo. Mi sento di promuovermi per l’impegno e la serietà, sui risultati lasceremo parlare i fatti».

Finora, tra ferie, emergenze di bilancio, progetti da rifare (Soccorso), c’è l’impressione che il cambio di passo promesso in campagna elettorale non ci sia stato. Quando ci sarà l’accelerazione vera?

«Mi fa piacere questa riflessione, significa che finalmente è opinione condivisa che rispetto al passato Prato ha bisogno di un cambio di passo. Si chiude dunque una fase anche rispetto a chi mi ha preceduto».

Ma il cambiamento promesso?

«Il cambiamento si vede già da tanti segnali: Prato è tornata al centro delle attenzioni politiche del governo e della Regione, si è riaperto un confronto con gli altri Comuni e Prato è ascoltata e tenuta in considerazione. Significa ispettori per controlli, nuovi agenti di polizia municipale, Gonfienti, Pecci, Cascine di tavola, sezioni scolastiche, opportunità per le aziende. E ancora le tante persone che ci vengono a trovare o ci scrivono e che ci dicono di insistere, che tanto c’è da fare ma che questa è la strada. Certo, noi siamo diversi rispetto alla giunta precedente. Niente eventi spot, niente polemiche, confronto continuo con i cittadini anche quando, le assicuro, non è facile: tanti i segnali di disagio, l’insofferenza e la rabbia per situazioni non risolte. E io e gli assessori lavoriamo come una squadra, senza personalismi: ci assumiamo tutti insieme la responsabilità di chi ha deciso di amministrare la città, anche quando è scomodo perché ti trovi davanti chi, da troppo tempo, aspetta risposte mai date e ora vuole tutto e subito».

E voi le risposte le avete già date?

«Esempi al volo: in via dei Gobbi nel 2012 è stato detto no alle richieste: noi abbiamo trovato una soluzione. In via Santa Margherita c’è un cartello contro i troppi autobus. Sarebbe facile rispondere che se la dovevano prendere con chi c’era prima. Invece noi siamo andati con risposte concrete. Il primo atto di giunta è stato mettere 300mila euro per far partire mense scolastiche e scuolabus a inizio anno. Tutto ok allora? No, la strada è ancora lunga, però mi sembra che in città qualcosa si sia mosso».

Soccorso: che cosa ha intenzione di fare il Comune dopo lo stop al sovrappasso? Si riparte da zero per il sottopasso? Ci sono le garanzie per i 16 milioni del governo con un progetto diverso?

«Non buttiamo i soldi al vento solo per principio, come fatto in passato con i 50 milioni Piuss. Sono andato personalmente ad assicurarmi che quella che era una promessa, perché di questo si trattava, fosse mantenuta. Il ministro Lupi ha garantito che anche con un progetto diverso i 16 milioni arriveranno: la precedente giunta aveva avviato il cantiere per il viadotto, una soluzione che non ci piace. Ci siamo presi 60 giorni per valutare se è possibile fare un’opera diversa: io vorrei il sottopasso e per questo stiamo lavorando, ma se questo non sarà possibile si troveranno alternative. A questa città bisogna dare il meglio, non un ripiego. L’unica cosa da non fare è lasciare le cose come stanno».

Ai cittadini che hanno partecipato al forum de La Nazione sul triangolo, all’inizio di luglio, ha promesso di occuparsi del problema dell’eccessivo traffico e della microcriminalità nella zona. Quali sono le soluzioni che il Comune intende mettere in campo per via Cironi, via Santa Margherita, Canto alle Tre gore?

«Siete testimoni: la situazione trovata è devastante, lo hanno detto i cittadini. Ecco le soluzioni che il Comune ha già messo in campo, da subito: controlli quotidiani di polizia municipale e forze dell’ordine con pattuglia fissa e operazioni mirate da luglio in poi. Siamo consapevoli che non basta, vogliamo una rivitalizzazione della zona e a settembre arriveranno degli uffici pubblici (sembra quelli dell’Asl in piazza Lippi, ndr). Dopo chiederemo il coinvolgimento dei proprietari degli immobili perché ci deve essere la collaborazione di tutti: se una strada viene rivitalizzata con attività “sane” anche la microcriminalità diminuisce. Sul fronte traffico: partiti i confronti con la Cap per diminuire nell’immediato il numero dei bus, fin dalle prossime settimane. E’ una situazione che abbiamo trovato e alla quale chi c’era prima non aveva pensato, un po’ come accaduto con i collegamenti con l’ospedale: a medio termine verrà poi rifatto tutto il piano di mobilità urbana».

E Mercatale che cosa deve essere per la giunta Biffoni: un giardino, un parcheggio o una piazza, magari con le auto sotto? E come si può intervenire, nell’immediato, per contrastare prostituzione e parcheggiatori abusivi?

«La piazza così com’è non mi piace. Va rivista. Lo faremo insieme a residenti e commercianti. Noi abbiamo delle idee: è perfetta per diventare centro di aggregazione e di iniziative, una collocazione ideale per tante manifestazioni. Ma allo stesso tempo deve essere riqualificata in maniera seria, all’interno di un progetto di mobilità sostenibile e a un nuovo disegno di tutto il centro. Nell’immediato il contrasto al degrado, alla presenza di “parcheggiatori” e delle prostitute si risolve con i controlli, con l’aiuto degli operatori di strada e con sistemi come l’introduzione delle sbarre e nuove modalità di pagamento per il parcheggio, ma soprattutto facendo vivere la piazza».

Qual è il grande progetto di Biffoni per la Prato del 2019?

«Tra i molti, penso alla rigenerazione del Macrolotto zero. E poi il clima: ho ereditato una città impaurita, con poca fiducia nel futuro e scarso entusiasmo, alla ribalta delle cronache solo per un tema: l’illegalità. Voglio lasciare una Prato fiera di se stessa, creativa, conosciuta a livello nazionale per essere una grande città, vitale, che ha saputo affrontare e risolvere i problemi che la affliggono. Vorrei che si dica di Prato: bella, vorrei vivere lì. Esattamente l’opposto di quello che ho trovato».

A settembre partirà la task force anti illegalità voluta dalla Regione: sarà mai possibile, secondo lei, un’integrazione reale con i cinesi? E come?

«E’ una sfida enorme. Difficile, ma necessaria. Doverosa. E che noi intendiamo percorrere. Probabilmente con le generazioni più giovani sarà più semplice. Ma è indubbio che si parte dalla condivisione delle regole e perciò intanto pretendiamo da tutti il rispetto delle leggi. L’integrazione si fa a scuola, nella cultura, con la fatica del confronto, in tanti modi. Icontrolli anti illegalità non mirano all’integrazione, ma al rispetto delle normative, alla tutela dei diritti. Prato non può tollerare un altro primo dicembre».

Sul piano personale ha già rimpianti?

«Nessuno. Molti mi hanno chiesto, o consigliato, di restare in Parlamento. Avrei potuto farlo. Meno problemi, stipendio più alto. Ho riflettuto molto prima di candidarmi a sindaco, ma quando l’ho deciso, l’ho fatto convintamente. La città mi ha dato fiducia con un risultato importante. Sapevo che avrei trovato una città con tanti problemi, ma soprattutto con tanto bisogno di tirarsi su. Saranno cinque anni di lavoro intensi ma i risultati arriveranno».

Dopo quasi 100 giorni al governo della città, si aspettava che il ruolo di sindaco fosse...

«Forse meno emozionante. Ci sono stati momenti, come il giuramento in consiglio comunale o la prima volta che mi sono affacciato dal Pulpito per l’Ostensione in cui la commozione è stata davvero oltre ogni aspettativa».

Come è cambiata la sua vita in questi tre mesi?

«Sono stati mesi intensi, anche dal punto di vista personale. E’ successo di tutto, compreso che per un attimo in famiglia io ero il primo cittadino e mio figlio l’ultimo... ma ovviamente è lui che conta di più».

Chi l’ha delusa di più in questa prima parte di mandato? E chi l’ha sorpresa?

«Sapevo di poter contare sui pratesi, sul loro spirito pragmatico, polemico a volte, ma orientato al problem solving. E ne ho avuto conferma, ma mi ha piacevolmente sorpreso come i cittadini hanno capito che il Comune è casa loro. Deluso, per ora, nessuno». Dia un messaggio di speranza ai tanti pratesi che sono ancora alle prese con la crisi. «Nessuno deve sentirsi solo, nessuno deve restare indietro. Con questo spirito lavoreremo come amministrazione. Uscire dalla crisi economica non è facile, ma siamo pronti a fare scelte anche impopolari. La crisi ha insegnato a tutti che non esistono scorciatoie, ma esistono priorità: per noi lo sono i servizi, alle scuole, alle famiglie, alle aziende».

Se potesse essere un personaggio dei fumetti, chi sceglierebbe? Perché?

«Bisognerebbe dire Superman, ma io preferisco Dylan Dog: affronta situazioni complicatissime, che alla fine poi risolve, agisce per il bene degli altri, ci mette sempre la faccia e rischia in prima persona senza scaricare le responsabilità, è leale, va fino in fondo alle cose senza timore e non perde comunque mai il sorriso».

In campagna elettorale ha puntato molto sul lavoro e l’aiuto a famiglie e imprese. A che punto siamo?

«Inutile nascondersi dietro a un dito, viviamo in anni di vacche magre e i conti del Comune non fanno eccezione. Prato è messa peggio perché abbiamo trovato un bilancio fuori controllo. E allora abbiamo compiuto sin da subito scelte politiche per aiutare le famiglie: soldi per mense, trasporto pubblico, sostegno anziani in difficoltà. Abbiamo scelto di annullare i fuochi d’artificio per l’8 settembre e con quei soldi abbiamo sistemato la scuola di via Caduti di Cefalonia: Cenni ha criticato questa scelta, io ne sono contento. Per le aziende cerchiamo di creare una città dove convenga investire: meno tasse per chi apre, una burocrazia veloce e puntuale, infrastrutture efficienti. Per farlo non bastano pochi mesi. E intanto dal governo su nostra richiesta sono arrivati progetti importanti per il distretto fin dal primo incontro a Roma».

Aeroporto: la pista è approvata, i comitati promettono battaglia. Ma i sindaci adesso che strumenti hanno per fermare il progetto?

«I soliti che avevano prima, anzi proprio ora bisogna aumentare il controllo tramite la politica e come detto in un consiglio comunale da maggioranza e opposizione, nel documento congiunto su questo tema, intraprendendo tutte le strade possibili per tutelare la salute dei cittadini. Allo stesso tempo non ci accontentiamo di dire no all’allungamento della pista ignorando tutti gli altri problemi di mobilità: vogliamo investimenti sulla tramvia fino a Prato, un collegamento veloce via ferro che non costringa i pratesi a metterci più tempo ad arrivare a Firenze che a Roma o Milano».

Uno dei primi impegni da nuovo sindaco riguardava il parcheggio dell’ospedale: sarà possibile abbassare le tariffe? E quando?

«Ovviamente non è il sindaco che può abbassare le tariffe, altrimenti sarebbe già stato fatto. L’idea è quella di tornare almeno alle stesse condizioni del parcheggio di piazzale Ebensee. Vogliamo un immediato incontro con la società che gestisce il parcheggio. Se non ci verranno incontro si lavorerà per aprire un vero parcheggio, vicino all’ospedale, gestito dal Comune».

Cosa diventerà il vecchio ospedale?

«Premessa indispensabile: quell’area deve diventare di piena disponibilità del Comune. Seconda premessa: ho trovato l’anno zero sull’acquisizione. Quindi mi è toccato ripartire daccapo. Comunque ora siamo in fase avanzata nella trattativa ed entro la fine dell’anno inizieranno i lavori. Deve essere un parco urbano attrezzato, la nuova grande porta d’ingresso al centro. Tutta l’area verrà rivista, l’intero quartiere. Dovrà essere uno dei biglietti da visita per la città, un nuovo progetto urbanistico dove allocare le funzioni caratterizzanti la Prato del futuro: residenza di qualità, artigianato, cultura».

Prima dell’estate era annunciato un nuovo vertice con il governo a Prato: perché non c’è stato? Quando ci sarà?

«I tempi erano stretti e le riforme in Parlamento hanno tenuto sotto scacco l’agenda. Ma al di là dei tavoli, fondamentali, i rapporti sono stati costanti e io e gli assessori abbiamo fatto la spola con i ministeri per un confronto serrato su svariati temi: tribunale, cultura, infrastrutture, scuola, lavoro. Quello ottenuto è un risultato enorme: forse Roma, per il resto nessuna altra città ha uno strumento simile».

Dopo quasi 100 giorni al governo della città, Renzi adesso è: sempre un amico, un avversario (per l’aeroporto), solo l’uomo al quale dover ripetere con insistenza che Prato ha bisogno di più risorse.

«Renzi è il premier e sta provando a cambiare l’Italia, in questo non si può non essere al suo fianco. Ed è davvero un amico. Io lo stimo, credo in lui e sostengo la sua battaglia riformatrice. Proprio in virtù di questo rapporto franco, leale, non abbiamo problemi a dirci dove le nostre posizioni divergono come sull’aeroporto, su cui più volte gli ho ribadito la mia posizione e che non intendo retrocedere di un passo. Allo stesso modo non ho problemi a domandargli attenzioni speciali per Prato, perché la città le merita e lui questo lo sa».

Leonardo Biagiotti