«Orti cinesi a rischio: non cedete le terre»

L'allarme di Lega e Milone / IL VIDEO

Aldo Milone

Aldo Milone

Prato, 30 marzo 2015 - «La Prato di Biffoni tra 10 anni sarà proiettata in Europa, come ha affermato in campagna elettorale, o verso la Cina?». A chiederselo è Aldo Milone, capogruppo in consiglio comunale di Prato Libera & Sicura, in relazione alla nuova attività imprenditoriale dei cittadini orientali che dopo i telai conquistano i campi, arrivando a possedere oggi circa il 25% dei terreni coltivabili della provincia pratese.

«Sarà forse il nuovo business dei cinesi? - afferma Milone - coltivano di tutto, anche marijuana, come dimostra l’operazione dei carabinieri di Prato. Però la cosa che diventa pericolosa è la coltivazione di ortaggi che avviene attraverso l’importazione delle sementi dalla Cina, non certificate dalla Unione Europea. Pericolosa perché questi prodotti rischiano di essere venduti anche in supermercati italiani e quindi acquistati da concittadini con un grosso rischio per la salute».

Da sinistra la responsabile provinciale della Lega, Patrizia Ovattoni, e l’ex assessore alla sicurezza Aldo Miloneprato milone dibattito pubblico candidati sede lega nord toscana imbrattata al canto alle tre gore ovattoni patrizia

Ad invitare invece i pratesi proprietari di terreni agricoli inutilizzati a non vendere ai cinesi è Patrizia Ovattoni, commissario della Lega Nord. «Chiudere gli occhi anche in questo caso – commenta Ovattoni - sarebbe criminale. Se l’acquisizione di un quarto dei terreni coltivabili nel pratese da parte di aziende e contadini cinesi può avere un pregio è quello di essere stata scoperta abbastanza in tempo per dar modo a chi di dovere di interrompere sul nascere questa nuova forma di imprenditorialità orientale. Facciamo appello anche ai nostri concittadini: resistete alla tentazione di venderli cedendo al richiamo di soldi facili ma di dubbia provenienza».

Poi ancora: «Fate in modo che il vostro terreno non diventi un luogo dove piantare semi importati illegalmente e spazio per colture che niente hanno a che fare col nostro territorio, non fateci crescere piante, frutti e ortaggi coltivati con sostanze e concimi illegali, non consentite che le serre diventino case, dormitori e rifugio di lavoratori a nero, magari clandestini, sicuramente sfruttati; non rendetevi complici di un oltraggio alla nostra città. Perché un giorno quello che viene coltivato dai cinesi potrebbe finire nel vostro piatto o in quello di chi vi è caro e a quel punto sarà tardi per rimpiangere il terreno venduto».