Assalto al casello autostradale. Il testimone: "Pensavo solo alla mia famiglia"

Parla il casellante Alberto Caselli, che era da solo a svolgere il suo turno di lavoro, quando è stato rapinato da quattro uomini armati di accetta e piccone

E' intervenuta la polizia

E' intervenuta la polizia

Prato, 12 febbraio 2016 - Sessanta secondi di paura ieri notte, alle 23,50, al casello autostradale di Prato Ovest dove il casellante Alberto Caselli, che era da solo a svolgere il suo turno di lavoro, ha subito u na rapina da parte di quattro uomini armati di accetta e piccone. Alberto se la sente di raccontarci quello che le è capitato? «Un uomo con un cappellino e il volto coperto da una sciarpa si è avvicinato al finestrino intimandomi di aprire e minacciandomi – racconta Alberto – io ho aperto la porta del gabbiotto e lui mi ha spinto violentemente contro la parete opposta e in quel momento sono entrati altri tre uomini, anche loro con cappellino e sciarpa, uno con un’accetta, un altro con un piede di porco e il terzo con un piccone. Tutti urlavano e minacciavano con accento dell’est europeo».

Che cosa ha pensato in quel momento? «

Il primo pensiero è stata la mia famiglia, mia moglie e i miei due ragazzi e allora ho cercato di mantenere la calma e sono stato fermo con le mani alzate. Il secondo pensiero, che mi spaventava, è che non si accontentassero di quello che trovavano nel cassetto e mi chiedessero di aprire la cassa, perché la procedura è molto lunga, dura venti minuti, e io non sapevo in tutto quel tempo cosa avrebbero potuto fare» .

Cosa hanno fatto una volta entrati dentro?

«Hanno arraffato quello che c’era nel cassetto, in tutto sui duemila euro, e poi per fortuna si sono andati via. Intanto alcune auto arrivate al casello, vedendo la confusione hanno iniziato a fare marcia indietro. Io sono uscito ma non sono riuscito ad abbassare la sbarra perché avevano sfasciato tutto. Ho chiamato subito la polizia» .

Ma erano arrivati a piedi?

«Sì, probabilmente sono passati dalla parte dove c’è il canile superando la rete di recinzione. Il fatto è che io ero solo ed è questo che anche ripensandoci mi fa paura. Mi viene in mente un ‘altra rapina capitata due anni fa proprio allo stesso casello ad un mio collega, in una notte in cui dovevo essere io di turno. Stavolta è toccato a me. Anche quella volta avevano il piccone e l’hanno usato per sfasciare la cassa» .

E’ rimasto ferito?

«Quando mi hanno dato lo spintone ho picchiato il gomito alla parete e mi si è gonfiato. Al p ronto s occorso di Pistoia mi hanno rilasciato un referto che registra un trauma contusivo al gomito e uno stato di stress emotivo. In effetti non sono riuscito a dormire neanche un minuto, il medico mi ha prescritto dei tranquillanti. Penso che mi ci vorrà un po’ di tempo per superare la paura, ma penso anche mi sia andata bene. Quei quattro uomini erano decisi e disposti a tutto»