Giovedì 18 Aprile 2024

«Furti, scippi, minacce e danni: viale Marconi è un incubo»

Lo sfogo dei dipendenti di Albini&Pitigliani: campo nomadi nel mirino

Una centrale di sorveglianza

Una centrale di sorveglianza

Prato, 24 gennaio 2015 - «Siamo prigionieri a casa nostra. Abbiamo paura anche ad andare a lavoro e siamo costretti a subire impotenti le angherie dei nomadi che abitano nel campo». E’ un vero e proprio allarme quello lanciato dai dipendenti (più di 25 persone) della sede di Albini e Pitigliani in viale Marconi, che sono talmente spaventati dai malviventi da non voler comparire in prima persona. Dai loro racconti, però, traspare la rabbia e la frustrazione quotidiana di chi ogni giorno deve guardarsi le spalle anche soltanto per raggiungere l’auto parcheggiata a pochi metri dall’ufficio, nel parcheggio che costeggia il campo nomadi. Furti, scippi, molestie, atti di vandalismo sulle auto in sosta, alcune delle quali sono state addirittura distrutte a sassate o a colpi di spranga.

«Ogni giorno viviamo con l’ansia di cosa può succedere alle nostre macchine parcheggiate se quando arriviamo la mattina non diamo qualche spicciolo agli zingari che ci importunano chiedendo l’elemosina – spiegano i dipendenti dell’azienda – addirittura prima di scendere dalla macchina controlliamo che non ci sia nessuno pronto ad infastidirci e, se possibile, durante il giorno usciamo per spostare le vetture. Questa non è più vita». Oltre ai danni materiali, che sono certamente ingenti (si parla anche di migliaia di euro per il rifacimento completo della carrozzeria o dei vetri continuamente frantumati), si aggiungono i disagi psicologici, in particolare delle tante impiegate di Albini e Pitigliani.

«A fine giornata cerco sempre di farmi accompagnare alla macchina da un collega o lo incarico di sorvegliarmi dalla finestra dell’ufficio – è un altro racconto - Da sole abbiamo paura, specialmente di sera. Più di una volta sono stata seguita da malintenzionati e addirittura minacciata».

«Gli scippi sono all’ordine del giorno e anche i nostri clienti ogni volta rischiano di venire derubati – aggiunge un’altra dipendente – purtroppo i malviventi si rifugiano nel campo nomadi e riescono ogni volta a farla franca. Non sappiamo più cosa fare». E’ stata l’azienda stessa a chiedere di poter installare a sue spese due telecamere di videosorveglianza sul terrazzo degli uffici al secondo piano, per tenere d’occhio il parcheggio e il viale, senza però ottenere risposta dalla prefettura: «Abbiamo fatto almeno una quindicina di denunce – aggiungono i dipendenti di Albini e Pitigliani – fra le righe però ci hanno fatto capire che anche per loro è sconveniente entrare nel campo nomadi e non hanno uomini sufficienti per una pattuglia fissa. Pensi il Comune allora a mettere delle telecamere».