{{IMG_SX}}Prato, 15 luglio 2008 - Sigilli giudiziari alle Cascine di Tavola. Il sequestro del complesso immobiliare della fattoria medicea, scattato ieri mattina, è stato disposto dalla procura della Repubblica di Prato ed eseguito dalla polizia municipale. I vigili hanno chiuso il cantiere di lavori che era aperto da circa un anno e mezzo. Nel mirino degli inquirenti ci sarebbero le autorizzazioni al progetto di recupero presentato dai precedenti proprietari ed approvato nel 2003 dal Comune e concordato con la Soprintendenza la Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici.

 

C’e’ un nome iscritto nel registro degli indagati: è quella di una donna, funzionario della stessa Soprintendenza, che dette il via libera al progetto. Il reato ipotizzato dall’accusa è abuso d’ufficio, secondo l’articolo 323 del codice penale. Quel piano che porta la firma di Renato Bosa, si riproponeva di far tornare a nuova vita l’angolo di Prato caro ai Medici. Resta da vedere se le opere programmate siano o meno rispettose della costruzione rinascimentale.

 

E non e’ mai stato modificato anche se la proprietà nel 2006 è passata di mano, cioè dalla società 'Agrifina' all’immobiliare 'Fattoria Medicea srl', costituita al 60% dalla Re Sole e al 40% da Pirelli Real Estate. I soci della società pratese Re Sole (che ha una lottizzazione in Versilia e la quota di maggioranza dello Spezia Calcio, il cui azionista di minoranza è il presidente dell’Inter Massimo Moratti) sono Tramil - la finanziaria della famiglia Mariotti - e Stefano Biagini, imprenditore tessile, fornitore di Donna Karan, Sacks Fith Avenue e degli altri più importanti brand americani della moda. Sia Re Sole che Pirelli Real estate sono di fatto parti lese nel procedimento, perché l’attuale proprietà aveva iniziato le opere di urbanizzazione previste lungo via Roma e lungo via Traversa del Crocifisso e poi consegnate alla Provincia, ente competente per quel tratto viario.

 

Nei circa 14mila metri quadrati della cascina datata 1470, erano stati effettuati i saggi per il restauro conservativo. Si tratta del corpo centrale della fattoria, destinato secondo il piano sotto accusa, a un resort di lusso. Quindi spese e investimenti erano stati sostenuti dai nuovi acquirenti, confidando nella presenza di un piano di recupero correttamente autorizzato.

 

E il cantiere era stato avviato, trascorsi i 60 giorni dalla stipula del contratto, durante i quali l’amministrazione comunale e lo Stato, avrebbero potuto chiedere di comprare il lotto alle stesse condizioni. Ma nessuno si fece avanti. A farsi avanti, invece, sono state le associazioni ambientaliste, prima 'Legambiente' poi 'Italia Nostra', intenzionate a lasciare l’antica perla medicea 'incontaminata' da ruspe, divisioni in monolocali, opere urbane e soprattuttuto dal futuro servizio in camera.