Il fronte del porto è in fiamme

Il commento

Carrara, 13 febbraio 2016 - Per alcuni è del tutto inutile, per altri il volano dell’economia. Qualcuno vede nel crollo dei traffici del porto di Marina di Carrara il requiem di una infrastruttura ormai senza senso e senza futuro. Altri puntano nel mega progetto di ampliamento per rilanciare traffici e recuperare commerci dal potenziale a mille zeri. Adesso sulla tanta carne al fuoco del porto di Marina c’è anche l’accorpamento previsto dal Governo con la vicina La Spezia "per costruire un asse ligure-toscano che non potrà portare che benefici".

Ovviamente il partito del no allo scalo non vede tutti questi vantaggi dal prossimo sposalizio, ma piuttosto l’ennesimo colpo di scure a banchine e pontili che non fanno che allontanare i turisti, minare quel fragile equilibrio della costa e determinare un’erosione che stabilirà in breve la parola fine a tutto il settore ricettivo apuo versiliese. Ha un bel dire il presidente della Port authority, Francesco Messineo, quando spiega che l’ampliamento dello scalo sarà un vero toccasana per l’ambiente, convogliando le sabbie del Magra sulle coste del Forte dei marmi ed evitando quei terribili isolotti alla foce del Carrione imputati principali di alluvioni, straripamenti e allagamenti.

Insomma un porto che ha spaccato la città, divisa fra quanti lo vedono una minaccia per l’ambiente e quanti lo considerano la chiave di volta per economia e ambiente. Dissidio fra quanti accusano la politica di non aver fatto nulla per rimanere in Toscana e quanti vedono la vicina Liguria come un’opportunità per la complementarità di traffici e vocazioni. Insomma, un pasticciaccio tutto carrarese ancora una volta caratterizzato da lotte intestine, scaramucce politiche e guerre di partito che certo non fanno il bene della città.