«Viva l’integrazione: salite coi nostri bimbi»

Pulmino solo per rom, la famiglia di Gello tende la mano: «Non siamo i nemici» SUL PULMINO SALGONO I BIMBI ROM

 Zuka Muzafer con la moglie e uno dei suoi figli racconta l’integrazione vista da un rom

Zuka Muzafer con la moglie e uno dei suoi figli racconta l’integrazione vista da un rom

Pontedera, 23 aprile 2015 - "Anche gli italiani possono salire sul “nostro’’ pulmino (lo scuolabus che il Comune di Pontedera ha riservato esclusivamente alla comunità rom, diversificando l’itinerario di una delle sei linee, Ndr), anzi magari lo facessero. Noi siamo per l’integrazione però non vogliamo che i nostri figli litighino con gli altri. Anche perché poi è facile puntare il dito contro noi rom se ci sono delle reazioni. Noi li abbiamo educati al rispetto, ma se qualcuno li offende chiamandoli zingari...". Zuka Muzafer sorride a mezza bocca: il razzismo c’è e va combattuto, quotidianamente. Poi indica con orgoglio il figlio quattordicenne nato e cresciuto «come un italiano» perché lui è l’esempio di una fusione culturale riuscita. Va a scuola con i pontederesi, si impegna e «non crea problemi perché ha capito come comportarsi». Il sorriso di Zuka si allarga quando parla (e ringrazia) i Servizi sociali del Comune di Pontedera per la sensibilità dimostrata verso la famiglia sua e dei due fratelli che hanno «comprato facendo debiti e tanti sacrifici» il podere di Gello. «Vogliamo mandare i nostri figli a scuola per imparare la lingua e farli stare insieme agli altri – continua il giovane padre kosovaro –, ma non è sempre stato semplice mandarli a lezione soprattutto per i problemi di trasporto perché la linea non arriva qua. Finora siamo stati costretti a fare quattro-cinque viaggi a mattina: smistare tra tre scuole diverse sedici bambini (tutti figli appunto dei tre nuclei familiari, venticinque persone in tutto, Ndr) è complicato».

E quel “riservato’’ a loro, invece, rende tutto più facile. «Io non ho potuto studiare, ho soltanto la licenza media e per questo ho fatto tante cavolate nella mia vita – racconta Zuka –. Non voglio che ai miei figli capiti lo stesso. Senza cultura cosa possono diventare da grandi? Chi gli darà da mangiare? Io da giovane mi sono “perso’’ perché non trovavo lavoro, un problema che ho anche adesso. Per questi bambini invece vogliamo un futuro diverso. Se sono bravi a scuola è merito dei padri che gli hanno dato la possibilità di andarci e di passare del tempo sui libri».

E poi l’affondo contro i pregiudizi più diffusi. «Non è vero che il popolo rom non vuole essere istruito e non vuole integrarsi – continua –. Io sono qui dal 2006 e non credo che vivere isolati dagli italiani sia una cosa buona. Il pulmino che passa da casa nostra a prendere i nostri figli per accompagnarli a scuola è un’ottima soluzione per noi, però ci piacerebbe che non ci fossero problemi a viaggiare con gli altri. Invece ci dicono che dei problemi ci sono stati. Sembra che alcuni genitori italiani si siano lamentati per il comportamento dei nostri figli, anche se gli autisti ci hanno detto che non è mai successo niente di grave, che sono stati litigi normali tra ragazzini. Comunque abbiamo sgridato i nostri figli. Più di quello che cosa dobbiamo fare? Il punto è che se nei litigi sono coinvolti i rom, sembra tutto più grave. Se avere il pulmino “riservato’’ significa evitare casini e quindi altri pregiudizi verso di noi, va bene».