Una strada al vescovo Giubbi? «No, fu un fascista non pentito»

L’attacco di Rifondazione Comunista dopo la proposta di Forza Italia Valentino Giorgi: «San Miniato ha ben altre persone da onorare come Oreste Ristori»

Monsignor GiubbiMonsignor Giubbi

Monsignor GiubbiMonsignor Giubbi

San Miniato, 30 luglio 2015 - E’ polemica sulla proposta di Forza Italia di intitolare una strada al vescovo Ugo Giubbi che guidò la Diocesi durante il fascismo e la guerra, e fu suo malgrado anche il prelato il cui nome è rimasto legato alla strage del Duomo dove persero la vita 55 civili. «La proposta di un consigliere della destra di intitolare una via al vescovo fascista Giubbi è davvero sconcertante, e non potrà certo essere presa minimamente in considerazione dal consiglio comunale – attacca Valentino Giorgi di Rifondazione Comunista –. Giubbi, fascista non pentito, secondo testimoni dell’epoca e storici quotati ebbe un ruolo ambiguo se non complice nella strage del duomo di San Miniato: con gran solerzia aiutò i nazisti a rinchiudere la gente in duomo, poi benedisse tutti, lasciò qualche santino e scappò. Poco dopo avvenne lo scoppio e la strage. Chi c’era sa bene come andò. E questo andrebbe scolpito nel marmo così come è scolpito nella mente dei vecchi saminiatesi, non certo il discutibile nome del vescovo nero sul ciglio di una via. Quel nome sarebbe un’onta incompatibile con una toponomastica democratica. E siamo sicuri che non accadrà mai».

«San Miniato ha ben altre persone da onorare. Ad esempio Oreste Ristori – dice Giorgi – classe 1874, che da sottoproletario incolto divenne uno dei più importanti attivisti politici del secolo scorso. Ristori fu un esperto oratore, richiestissimo conferenziere, scrittore, giornalista, autore di opere importanti sull’emigrazione italiana. Collaboratore dell’Avanti, fondatore di molti giornali e riviste, simpatizante del comunismo libertario di Malatesta, ebbe una vita romanzesca e avverturosa, fatta di ribellione e strenua lotta contro il potere. Perciò, per ricordare la differenza tra chi il fascismo l’ha combattuto e chi no, per mantenere viva la memoria e quella sostanziale differenza dei comportamenti umani, che anche le istituzioni saminiatesi dovrebbero salvaguardare degnamente, chiediamo pubblicamente che venga piuttosto intitolata una piazza a Oreste Ristori, degnissimo figlio di questa città». Tutto questo nonostante alcuni aspetti ormai sono chiari per tutti, accertati con tanto di sentenze passate in giudicato: la strage fu compiuta da un colpo sparato per errore agli americani e Giubbi aprì le porte del Duomo ai cittadini che dovettero lasciare la case perché minate dai tedeschi. Certe simpatie fasciste espresse all’epoca non possono valere l’accusa di correità nella strage, aspetto che mai ufficialmente fu affermato e provato. Fu solo una voce arrivata – a quanto pare - fino ad oggi.

Carlo Baroni