Il lungo volo dell’angelo custode: 50mila km per trasportare cellule

Georges Marianelli, ex piaggista, in missione in Cina per salvare vite

Nella foto al centro Georges Marianelli

Nella foto al centro Georges Marianelli

Pontedera, 30 aprile 2016 - Dalla Toscana alla Cina e ritorno... via Argentina. Tutto per salvare la vita a un bambino in attesa di trapianto, un piccolo argentino malato di leucemia. Il protagonista di questo giro del mondo – vero e proprio – è Georges Marianelli, 66 anni, ex piaggista in pensione. Abituato a viaggiare, certo, ma di solito per occuparsi dei rapporti della casa di Pontedera con l’Oriente, al limite per turismo.

Da qualche tempo, invece, Georges è diventato un “angelo custode”, un volontario del Nucleo operativo di protezione civile di Firenze: l’associazione che si occupa della logistica dei trapianti. In altre parole, il gruppo di esperti che organizza i viaggi delle cellule e degli organi dal punto di prelievo al punto di consegna. E per loro non c’è maltempo o sciopero che tenga: hanno i minuti contati perché il loro prezioso carico non vada a finire in un inceneritore.

«Sono partito da Pontedera il venerdì – racconta Marianelli – e sono tornato il sabato pomeriggio della settimana successiva. Otto giorni per compiere 50mila chilometri, con ben 50 ore di viaggio». Raggiunto l’aeroporto di Fiumicino, il volontario è partito per Pechino e da lì a Chenzhou, dove si è trattenuto un giorno e mezzo. «Lì – spiega Marianelli – ho preso in consegna le cellule staminali progenitrici e sono ripartito per Canton, poi ho fatto tappa a New York, Panama e infine Cordoba, in Argentina, dove alle 2 di notte ho consegnato le cellule per il trapianto».

Siamo a metà dell’opera: «Dopo un giorno e mezzo di sosta da Cordoba sono andato a Buenos Aires, poi a Francoforte e infine a Firenze. E’ il viaggio più lungo che abbia mai fatto, anche se per lavoro io ho viaggiato molto».

Marianelli spiega di aver conosciuto il Nopc «grazie a un collega che faceva già il volontario. Mi disse che, vista la mia esperienza di viaggiatore, sarebbe stata un’attività per me; ci ho pensato un po’, poi ho detto sì grazie anche e soprattutto alla mia famiglia, che mi ha supportato in tutto e per tutto. Ogni missione è un’emozione che si rinnova, toccare con mano questi ambienti, dove ci sono bambini malati che aspettano una speranza, ci dà la forza per portare a termine le missioni, anche le più impegnative».

Spiega Massimo Pieraccini, responsabile del Nopc: «Noi siamo in prima linea, i nostri volontari sanno che le loro missioni durano alcuni giorni e che possono esserci degli intoppi: uno sciopero, il maltempo, una coincidenza persa... Ma grazie al superlavoro della nostra centrale riusciamo a pianificare tutto per il meglio. Ed è vitale: le cellule hanno 48 ore di margine per essere utilizzate. Stavolta le abbiamo consegnate in 42. Grazie allo scrupolo nella pianificazione».